Il 2023 è stato definito l’anno delle IA in seguito alla rapida accelerazione nello sviluppo e nella diffusione di strumenti alimentati dall’Intelligenza Artificiale. Gli effetti sono pervasivi e riguardano molteplici settori del sistema economico e produttivo, estendendosi anche alla società in generale, dove l’utilizzo delle nuove applicazioni ha iniziato a interessare la vita quotidiana delle persone.
All’interno delle aziende l’adozione e l’integrazione dell’IA ha raggiunto una rilevanza senza precedenti: i dati della Survey, condotta nell’ambito dell’Osservatorio tra le imprese associate ad Aspen, indicano che il 58% del campione utilizza soluzioni di IA nei suoi processi operativi o decisionali. Tra i settori in prima linea vi è quello delle scienze della vita in cui l’Intelligenza Artificiale sta diventando una risorsa imprescindibile per gli avanzamenti legati alla medicina personalizzata e, più in generale, per affrontare le sfide determinate dall’invecchiamento della popolazione e dalla cronicizzazione delle patologie. Ma anche in settori più tradizionali come l’agricoltura, non mancano le applicazioni di IA, ad esempio per ottimizzare l’utilizzo delle risorse idriche o per il monitoraggio del meteo.
Come per ogni nuovo paradigma tecnologico, accanto a straordinarie opportunità emergono sfide complesse che impongono una riflessione sui principi di trasparenza, sicurezza, responsabilità, rispetto dei diritti ed equità che devono guidare il progresso.
In tale ottica, è in corso un’azione che mira a far evolvere le norme a regolazione dello sviluppo e degli effetti socioeconomici dell’IA, tendendo conto delle questioni legate all’etica, senza però agire da freno allo sviluppo dell’innovazione. L’esempio più significativo in questo senso è l’AI Act, introdotto a livello europeo dopo un percorso di diversi anni e concepito per stabilire un quadro giuridico comune di regolamentazione della tecnologia, ponendo l’accento su aspetti fondamentali per la tutela del cittadino.
Non si tratta, tuttavia, di una questione solo regolatoria: l’adozione dell’IA da parte di quelle aziende – come le banche – che forniscono servizi essenziali a tutti i cittadini, evidenzia il ruolo cruciale degli operatori nell’assicurare che l’adozione di soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale sia trasparente, equa ed etica. È evidente quindi la necessità di uno sforzo interdisciplinare e intersettoriale basato su un progetto congiunto tra istituzioni, imprese, scuola, università e società civile, per costruire un sistema equilibrato che consenta all’innovazione di esprimersi e garantisca al contempo la tutela dei cittadini, in modo che questa tecnologia possa essere benefica per tutti.
L’esigenza di costruire un percorso interdisciplinare è resa ancora più urgente dalle criticità che caratterizzano il Paese, prima fra tutte il rapido invecchiamento della popolazione. Ecco quindi che l’IA deve diventare la chiave per raggiungere quegli incrementi nella produttività del lavoro senza i quali è a rischio la sostenibilità economica del sistema sociale e previdenziale.
Algoritmi ed esseri umani sono comunque imprescindibili e alla base di qualsiasi progetto vi devono essere le persone e i loro talenti; senza una comprensione e una formazione adeguata, l’investimento nelle nuove tecnologie diventa poco efficiente. Non si tratta solo di trasmettere competenze tecniche — che la rapidità del progresso tecnologico renderebbe comunque rapidamente obsolete — ma di diffondere una cultura dell’innovazione, della digitalizzazione e del dato, promuovendo un uso consapevole e responsabile delle nuove tecnologie. Sono necessarie quelle capacità di analisi e di pensiero critico che rendono possibile per l’essere umano il dialogo con le macchine e, quindi, un utilizzo dei sistemi a maggior valore aggiunto, non una semplice automazione delle attività. Se il problem solving può essere delegato al sistema di IA, la problem definition rimane una responsabilità dell’essere umano, per la quale occorre avere i metodi e gli strumenti adeguati.
A livello globale lo scenario è in forte evoluzione e l’Europa deve affrontare una sfida complessa nella ricerca di un suo spazio strategico tra Stati Uniti e Cina. Ancora una volta, le persone e i talenti sono la base su cui costruire questo spazio. È fondamentale quindi rafforzare gli investimenti che mirano allo sviluppo di cultura e competenze, garantendo percorsi formativi life-long in grado di sostenere la crescita degli individui e della società nel suo insieme.