La consapevolezza della gravità della crisi climatica e della necessità di intraprendere il percorso verso la decarbonizzazione dell’economia ha bisogno di tradursi in misure concrete. I governi, i cittadini e le imprese devono confrontarsi con due orizzonti distinti: da un lato quello di lungo periodo che prevede nel giro di qualche decennio il raggiungimento della neutralità climatica; dall’altro quello della congiuntura attuale, contraddistinta dal rincaro delle materie prime e delle difficoltà nell’avviare la transizione energetica.
Il mondo dell’energia richiede tempi lunghi di adattamento, sia per la realizzazione di impianti e infrastrutture sia per l’adeguamento del quadro normativo. È fondamentale, quindi, iniziare a lavorare fin da subito agli obiettivi che ci si è posti per il futuro: l’Europa ha annunciato l’intenzione di ridurre del 55% le proprie emissioni al 2030, con il traguardo della neutralità climatica fissato al 2050. Altre economie hanno orizzonti più lontani per la decarbonizzazione: la Cina al 2060, l’India al 2070. La distanza del tempo di queste scadenze deve raffrontarsi tuttavia con sistemi energetici che fanno un elevato uso di carbone e che andranno radicalmente trasformati nei prossimi anni. L’effetto collaterale di questo processo potrebbe essere l’ingresso, sul mercato del gas, di Stati energivori che oggi sono praticamente assenti. Uno scenario da tenere in mente nel considerare i potenziali rischi di approvvigionamento energetico in Europa e in Italia.
In un tale quadro il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è sicuramente la principale opportunità che il Paese ha per rispettare gli impegni presi in sede europea, sostenendo lo sforzo del vasto tessuto di piccole e medie imprese, meno attrezzate alla sfida rispetto ai grandi gruppi industriali.
La partita della neutralità climatica verrà giocata su due campi: il primo è quello della riduzione delle emissioni attraverso il ricorso alle energie rinnovabili, all’efficientamento energetico e all’economia circolare; il secondo riguarda la compensazione della Co2 e si confronta con il rapissimo aumento del prezzo dei diritti di emissione.
Un ruolo importante nella neutralità climatica può essere giocato, infine, dal settore finanziario che a livello globale sta spingendo le aziende ad intraprendere con più decisione la strada della sostenibilità, garantendo alle imprese virtuose un miglioramento dei rating e quindi un vantaggio economico concreto, determinato dal minor costo di finanziamento.