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Lo scenario europeo e il ruolo delle banche per la crescita

  • Roma
  • 14 Novembre 2023

        L’economia risente dell’incertezza degli scenari internazionali. Al conflitto ucraino si è aggiunto quello israelo-palestinese che, nel caso di un possibile allargamento, potrebbe causare un’esplosione dei costi energetici, a partire dal petrolio. Gli scenari economici sono diversificati in base alle evoluzioni del panorama internazionale, soprattutto nel quadrante mediorientale: se al posto di un allargamento del conflitto si verificasse una qualche forma assestamento ci potrebbe essere un rimbalzo, se non addirittura una fase più robusta di ripresa. Si tratta di una situazione che ha risvolti importanti per l’Italia: le istituzioni hanno lavorato a una diversificazione delle fonti energetiche, ma è altrettanto vero che i nuovi approvvigionamenti provengono dal bacino sud del Mediterraneo, potenzialmente connesso alle problematiche più acute dei conflitti. 

        In questo contesto geopolitico incerto, si riafferma la centralità delle banche come motore della crescita, anche se non sostitutivo delle istituzioni nazionali e internazionali. La finanza deve fungere da supporto a imprese e famiglie, pur consapevoli che il sistema bancario europeo presenta dei limiti, soprattutto se confrontato con i colossi cinesi e statunitensi. Non ci sono, infatti, banche europee tra le primi otto del mondo e gli istituti finanziari del Vecchio Continente non sono preparati ad affrontare le grandi sfide che il cambio di paradigma della digitalizzazione porta con sé. Le nuove evoluzioni necessitano investimenti rilevantissimi; un fatto che crea una vera e propria barriera all’ingresso per molte delle realtà continentali. Il tutto si inserisce in un contesto legislativo incerto che non aiuta le imprese a raccogliere, gestire e monetizzare i dati. 

        Altra sfida per le banche europee è rappresentata dall’aumento dello shadow banking, ovvero della proliferazione di attori collocati a latere del mondo bancario e dunque non soggetti alle regole stringenti del settore. Esempio più lampante sono i crypto assets i quali, contrariamente alla moneta fiat, non hanno alle spalle una banca centrale: si tratta di strumenti non regolati che possono svanire all’improvviso, con forti ripercussioni sulla finanza tradizionale. Consapevoli dei rischi, le banche centrali dei Paesi sviluppati dovrebbero darsi il compito di regolamentare l’uso di tali strumenti. 

        Infine, per dare modo alle banche europee di contribuire positivamente alla crescita economica occorre ripensare il quadro regolatorio che ad oggi è eccessivamente focalizzato sulla stabilità finanziaria. Servono regole più efficienti, mirate alla creazione di un’unione bancaria europea soggetta ad un’unica giurisdizione. Il fine è quello di riuscire a creare un mercato unico dei capitali e dare la possibilità alle banche europee di focalizzarsi sullo sviluppo del business, rendendole in grado di stare al passo con i grandi gruppi bancari internazionali. 

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