Vai al contenuto

L’industria dell’acqua

  • Milano
  • 20 Marzo 2023

        L’industria dell’acqua è un settore strategico per il futuro dell’Italia, dal punto di vista non solo dello sviluppo economico, ma anche della resilienza del Paese di fronte alle sfide sempre più complesse poste dalla crisi climatica. 

        Il primo nodo da affrontare è comprendere se e in quale misura il settore idrico nazionale presenti i requisiti di una vera industria, capace di confrontarsi con bisogni molto diversificati da parte degli utenti (consumatori privati, industria, agricoltura, settore energetico) e del territorio. Ciò presuppone in primo luogo l’esistenza e la gestione di una filiera di infrastrutture e servizi, analoga a quelle delle utilities di altri comparti; sono fondamentali, poi, investimenti costanti e cospicui nella costruzione, ma soprattutto nella manutenzione, delle infrastrutture stesse; a questo va associato uno sforzo di ricerca, sviluppo e innovazione, accompagnato dalla formazione del capitale umano necessario; il quadro, infine, deve essere completato da un sistema di regolamentazione adeguato che tenga conto dei diritti e dei doveri dei portatori di interesse.

        La precondizione per strutturare una vera industria è, tuttavia, il chiarimento un equivoco che da tempo caratterizza il comparto: considerare l’acqua come un bene pubblico non significa che la sua gestione possa essere gratuita. Tutti gli elementi sopra descritti comportano, infatti, costi che devono essere sostenuti dalle tariffe o dalla fiscalità generale e che rimangono un elemento chiave per la sostenibilità economica. L’Italia, invece, sembra soffrire ancora di un circolo vizioso caratterizzato da tariffe molto inferiori alla media europea, da consumi molto alti, relazionati a un basso valore percepito, e da infrastrutture spesso inadeguate, con perdite pari al 40% della risorsa immessa in rete. 

        Il rilancio passa da miglioramenti in termini di efficacia ed efficienza della gestione, ma soprattutto da un aumento della produttività. Accompagnare la transizione dell’industria dell’acqua italiana verso i nuovi scenari imposti dalla crisi climatica richiede uno sguardo a tutti i settori contigui e interessati, insieme a una governance territoriale adeguata. È necessario per questo un sistema di allocazione dinamico capace di mantenere la produttività della risorsa anche in caso di scarsità: un elemento per cui non servono solo infrastrutture, ma soprattutto programmazione istituzionale. 

        Un fattore abilitante in questo frangente può essere la tecnologia: in un settore come quello idrico in cui esiste incertezza sui dati – ad iniziare da quelli della risorsa disponibile – creare reti intelligenti e capaci di gestire al meglio i momenti di siccità è uno strumento importante per fronteggiare le sfide future.

        Tecnologia e innovazione sono chiave anche per l’agricoltura, che rimane il principale consumatore di acqua fra i comparti economici. Sia l’introduzione di nuovi metodi di irrigazione, sia il miglioramento dei metodi tradizionali possono avere ricadute importanti sui consumi idrici e sulla resilienza delle aziende agricole, superando le prime tensioni che già si sono manifestate nell’estate del 2022 fra consumi privati, produzione di energia idroelettrica e bisogni del settore primario.

          Contenuti correlatiVersione integrale della ricerca