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Le reti di comunicazione: sicurezza, resilienza e innovazione

  • Roma
  • 14 Novembre 2024

        Le reti di comunicazione sono essenziali per la competitività, lo sviluppo industriale e l’innovazione, eppure appaiono sempre più esposte a minacce che possono comprometterne la sicurezza. In questo quadro, l’Italia ha bisogno di un approccio sistemico e coordinato per garantire la resilienza delle infrastrutture che includa ridondanze specifiche, attivabili in emergenza. Si tratta di uno sforzo richiesto anche dall’implementazione delle direttive europee che insistono proprio sull’urgente rafforzamento delle resilienza delle reti e dei sistemi digitali. 

        Del resto, la capacità delle reti di comunicazione di funzionare anche in situazioni critiche è fondamentale, poiché un’interruzione potrebbe compromettere numerosi servizi essenziali e in ultima istanza la sicurezza nazionale. A tal fine è importante sottolineare l’importanza di una diversificazione delle piattaforme tecnologiche, includendo reti fisse, mobili e satellitari, per garantire connettività anche in situazioni emergenziali. Un altro aspetto delicato riguarda la qualità e sicurezza degli apparati tecnologici, soprattutto quelli prodotti da fornitori considerati ad alto rischio. L’Unione Europea ha elaborato un “toolbox” per valutare i rischi legati a tali forniture e l’Italia, recependo la normativa europea, ha rafforzato il proprio quadro normativo per proteggere le reti critiche.

        La cyber sicurezza è ormai un elemento integrante della politica estera e commerciale degli Stati e dell’UE, oltre che uno strumento fondamentale capace di incidere sugli assetti del mercato. In questo scenario sono da considerare la certificazione delle infrastrutture e i requisiti di sovranità tecnologica. L’Unione Europea ha intrapreso un dialogo con gli Stati Uniti sulla gestione dei fornitori cloud, valutando come l’applicazione del requisito di sovranità possa influire sui grandi operatori americani. L’obiettivo è evitare che la tutela della sicurezza inneschi un rischio di “sovranismo tecnologico”, mantenendo un approccio orientato al mercato e superando tentazioni protezionistiche che risulterebbero controproducenti.

        In ogni caso, l’importanza delle reti come infrastruttura critica per i diversi Paesi è crescente anche in settori non strettamente collegati alle telecomunicazioni o alla difesa. A tal fine è importante segnalare il crescente impatto delle nuove tecnologie nel settore della giustizia che sta attraversando una trasformazione radicale, con una stabilizzazione delle interazioni a distanza fra i diversi attori del processo.

        Queste innovazioni comportano per l’Italia una revisione evidente dei principi tradizionali di garanzia, come l’oralità e il contraddittorio. Anche l’attività investigativa e la formazione della prova sono influenzate dalle tecnologie, con nuove modalità di scambio di informazioni tra uffici giudiziari. La digitalizzazione dei processi ha, quindi, un impatto diretto sui diritti fondamentali dei cittadini e richiede elevati standard di sicurezza per proteggere i dati sensibili ed evitare interferenze esterne.

        In aggiunta a tutto questo, bisogna considerare le grandi opportunità – e i notevoli rischi – connessi con l’uso di strumenti di intelligenza artificiale (IA) nel mondo giudiziario. L’IA potrebbe supportare il giudice umano e favorire una efficace consultazione delle banche dati giuridiche, sempre che queste siano siano sicure, interoperabili e efficienti. A tal fine è essenziale sviluppare un modello di conoscenza condiviso che garantisca trasparenza, controllo umano significativo e autonomia decisionale, nel rispetto dei valori etici europei. Questo approccio è fondamentale per evitare che le tecnologie compromettano i principi garantistici su cui si basa il sistema giuridico.

        In questo e altri settori cruciali della vita nazionale, l’Italia si scontra con un certo ritardo nell’applicazione della tecnologia, ma anche nella predisposizione di investimenti adeguati. Ciò implica numerose vulnerabilità nel vasto tessuto di piccole e medie imprese che ancora, nella maggioranza dei casi, non sono dotate di procedure idonee a fronteggiare i rischi cyber, ad iniziare da efficaci piani di distaster recovery. Una maggiore cultura della sicurezza richiede anche un più consistente investimento sul capitale umano sia per quanto riguarda le generazioni in formazione sia per il necessario reskilling dei lavoratori in attività. 

        In sintesi, sebbene ci siano stati significativi progressi normativi sia a livello europeo che nazionale, il sistema italiano pare ancora frammentato e lento nell’adeguarsi ai rapidi sviluppi tecnologici. Ciò comporta il rischio di una perdita di competitività e di un ritardo nell’adozione di modelli tecnologici avanzati. La sicurezza delle reti e l’innovazione tecnologica richiedono, infatti, investimenti concreti e una governance coordinata tra i vari attori pubblici e privati. Solo così sarà possibile garantire infrastrutture sicure, resilienti e all’avanguardia, in grado di sostenere le sfide future del Paese.