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La riforma del Codice degli appalti

  • Incontro in modalità ibrida - Roma
  • 31 Maggio 2022

        Il Codice degli appalti rappresenta in primis uno strumento cruciale per consentire alle opere pubbliche di essere realizzate in modo innovativo, rapido ed efficiente. L’attuale Codice, che risale al 2016, è stato oggetto di continue riforme che lo hanno reso non solo un cantiere sempre aperto, ma anche un’opera incompiuta in ordine ad aspetti di estremo rilievo, quali ad esempio la digitalizzazione e la qualificazione delle stazioni appaltanti, la cui disciplina stenta ancora a trovare piena attuazione. Le riforme non hanno solamente inciso sul Codice modificandone un significativo numero di disposizioni, ma hanno anche determinato l’introduzione di nuove norme che si sono poste a latere della codificazione, contribuendo a formare un groviglio talvolta inestricabile di deroghe.

        Ragioni, queste, che si pongono alla base del recente disegno di legge delega recante i principi e i criteri direttivi per una riforma del Codice degli appalti, che trae fondamento anche dall’occasione dettata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tale Piano, infatti, ha come oggetto un pacchetto di investimenti abbinato a un ambizioso programma di riforme, articolato in sei missioni in piena coerenza con i sei pilastri del Next Generation EU: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione nonché salute.

        La legge delega si pone l’obiettivo di introdurre all’interno dell’ordinamento dei contratti pubblici principi di derivazione euro-unitaria, ormai accettati anche a livello internazionale, come quello delle infrastrutture sostenibili. La stessa legge riserva accurata attenzione alla prevenzione della corruzione, al coinvolgimento delle comunità locali, ai sistemi di premialità legati all’occupazione femminile e giovanile. La riforma del Codice degli appalti è destinata ad essere funzionale alla realizzazione degli interventi previsti nel PNRR e comunque decisiva per definire l’attuazione di transizioni rimaste ancora inespresse, come quelle verso la digitalizzazione dell’intero sistema degli affidamenti pubblici.

        Aspetto, quest’ultimo, su cui sta lavorando con particolare attenzione l’ANAC, con una serie di importanti obiettivi: digitalizzare l’intera procedura di gara e la fase della esecuzione contrattuale, in modo tale da consentire un controllo dell’intero ciclo dell’appalto; potenziare la Banca dati nazionale dei contatti pubblici; istituire il fascicolo digitale dell’operatore economico, affinché siano ridotti i costi di partecipazione nonché velocizzate le procedure e i controlli.

        Il legislatore delegato dovrà pertanto tradurre l’ambizione della riforma in disposizioni che siano capaci di migliorare e semplificare concretamente il quadro normativo attuale. A tal fine, sarà necessario sciogliere due dilemmi rilevanti: emanare un Codice integralmente nuovo o modificare il Codice esistente; strutturare il Codice in maniera dettagliata o formulare precetti meno stringenti affidando la loro attuazione virtuosa alle donne e agli uomini che dovranno operare in funzione degli stessi.

        La scelta migliore sarà quella che consentirà di produrre norme estremamente chiare e semplici, caratterizzate da termini aventi un significato univoco ed unitario all’interno del testo codicistico.

        Determinante sarà l’inserimento di disposizioni che possano esaltare le alternative dispute resolution; disciplinare efficacemente il tema delle clausole sociali, delle clausole green e delle clausole sulla occupazione femminile e giovanile; ridurre il numero delle stazioni appaltanti e disciplinare il sistema della loro qualificazione, volto ad abilitare – esclusivamente – quelle aventi un elevato grado di professionalità.

        È auspicabile, poi, che si trovi una contromisura alla cosiddetta “paura della firma”, che limita e condiziona l’agire dei pubblici funzionari e dirigenti. Potrebbe risiedere nell’aumentare il perimetro di applicazione del controllo preventivo di legittimità da parte della Corte dei conti per i contratti sopra soglia comunitaria. Una volta emanato il nuovo Codice degli appalti, vi sarà una esigenza indefettibile: quella della formazione, rispetto alla quale centrale sarà il ruolo della Scuola Nazionale dell’Amministrazione, che dovrà essere pronta ad aggiornare i funzionari e i dirigenti pubblici in ordine alla prossima novità legislativa, preparandoli pertanto a vincere le sfide che l’Italia è chiamata ad affrontare.

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