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La certificazione per la parità di genere: un vademecum per le aziende

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  • 8 Novembre 2023

        La Certificazione della parità di genere, definita all’interno del PNRR, ha come obiettivo primario quello di “assicurare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e ridurre il gender pay gap”. La Certificazione è uno strumento a disposizione delle aziende per misurare il proprio livello di rispetto della parità di genere e, sulla base di tale monitoraggio, per sviluppare un ambiente lavorativo che sia più inclusivo e valorizzi le donne.

        La Certificazione può quindi essere definita uno strumento di analisi complessivo, che copre sei aree diverse all’interno dell’azienda:

        1. cultura e strategia;

        2. governance;

        3. processi HR;

        4. opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda;

        5. equità remunerativa di genere;

        6. tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

        Ciascuna area comprende vari KPI (Key Performance Indicators), di natura sia quantitativa sia qualitativa, ognuno dei quali con uno specifico punteggio. Per ottenere la Certificazione, le aziende devono totalizzare un punteggio minimo pari al 60 per cento (ma sono previste semplificazioni per le piccole e micro-organizzazioni).

        Come avremo modo di approfondire nel documento, l’attenzione alla parità di genere, soprattutto nelle imprese, è un trend in crescita a livello europeo: sempre più spesso sono previsti punteggi aggiuntivi nei bandi dei fondi europei, come anche nel procurement, per le aziende che dimostrino politiche attente e risultati apprezzabili in quest’area. Per questo motivo, intraprendere il percorso che porta alla Certificazione significa collocarsi all’interno di un cambiamento che sta già avvenendo e dunque governarlo, invece che subirlo. Non solo: per incentivare il ricorso alla Certificazione di genere, sono state previste una serie di misure premiali, da sgravi contributivi a una riduzione della garanzia fideiussoria necessaria per partecipare alle gare pubbliche. È prevedibile che ulteriori premialità saranno individuate via via che lo strumento stesso sarà utilizzato e sperimentato. A queste misure va aggiunta, infine, la ricaduta positiva in termini di immagine e reputazione per l’azienda che decida di intraprendere il percorso di certificazione: ciòinfatti risponde pienamente alle indicazioni dell’Agenda 2030 e agli obiettivi di sostenibilità – il cui raggiungimento, in questo momento storico in modo particolare, migliora sensibilmente l’accreditamento delle aziende presso i relativi stakeholder.

        A livello normativo, i dettagli attuativi relativi a questo nuovo strumento sono stati sviluppati in successive tappe legislative, che saranno approfondite nel nostro documento. Le misure legislative definiscono gli incentivi economici per le aziende certificate, la creazione di organismi e strumenti a supporto di questo processo nel PNRR, i finanziamenti e infine i parametri minimi che dovranno essere presenti nella Certificazione e i soggetti che saranno autorizzati a rilasciarla.

        Ottenere una Certificazione di genere significa, da una parte, dimostrare la volontà di eliminare progressivamente le disuguaglianze di genere e di farlo in modo trasparente, fornendo i dati dell’organizzazione per una misurazione standardizzata; dall’altra, significa conferire ulteriore credibilità ai propri dati e alle proprie azioni, attraverso la verifica effettuata da enti certificatori indipendenti.

        I tre step fondamentali per la certificazione di genere sono:

        1. la misurazione;

        2. la verifica da parte di un ente di certificazione indipendente;

        3. l’identificazione di un piano d’azione volto a chiudere i gap esistenti.

        Impegno, trasparenza e credibilità sono i tre elementi chiave affinché il nostro Paese e le imprese italiane possano raggiungere l’equità di genere. Un obiettivo che porterebbe all’Italia benefici di carattere economico e sociale.