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“La cassetta degli attrezzi” per i leader del futuro. Tecnologie, competenze e comportamenti nel lavoro che cambia

  • Torino
  • 5 Novembre 2024

        La legittimazione della leadership si è storicamente fondata sull’adesione a un sistema assiologico ben definito e la figura del leader ha tradizionalmente riflesso in modo chiaro la cultura del gruppo. Nella contemporaneità di un mondo che evolve rapidamente, i valori tendono però a confondersi e a distorcersi, con la tecnologia che, ormai da decenni, detta in maniera apparentemente esogena il passo del cambiamento. 

        In ambito politico-sociale, il fattore tecnologico, unitamente alla caduta delle metanarrazioni, ha favorito la crisi dei corpi intermedi, privando la base elettorale di interlocutori direttamente accessibili e ingenerando sfiducia, delegittimazione, scadimento delle ideologie in storytelling e, in definitiva, crisi della leadership politica. In ambito economico-aziendale, la tecnologia ha posto in discussione il valore e finanche l’opportunità dell’agire umano, alimentando paure e spinte reattive. La leadership moderna ha dunque il compito generale di rispondere alle grandi domande di senso e significato di questa epoca.

        Per quanto il concetto di leadership sia per molti versi situazionale, è comunque possibile delineare i tratti fondamentali e caratteristici del leader. Muovendo dagli aspetti maggiormente concreti: la leadership si fonda sulla competenza e non può essere considerata a prescindere dal raggiungimento di risultati di impatto. A tal fine, il leader deve saper fissare l’ordine delle priorità, selezionare i componenti di un gruppo e organizzare la strategia operativa. Venendo alle qualità più prettamente umane, nell’esercizio delle sue competenze il leader deve riuscire a diffondere ispirazione e fiducia, trasmettendo il significato dei mezzi e degli obiettivi perseguiti, e adottare uno spirito di servizio nei confronti dei propri collaboratori. Alla base di ciò, la forte consapevolezza di sé e del proprio ruolo non può prescindere dalla capacità di sapersi mettere in discussione e dal coraggio di innovare, vieppiù in uno scenario in cui il fattore tecnologico impone al leader non solo di adeguarsi al cambiamento, ma anche, nei limiti del possibile, di anticiparlo e indirizzarlo.

        Il leader deve dunque guardare la tecnologia come ancella di una riorganizzazione delle strutture produttive, affinché ciascuna risorsa umana possa dispiegare pienamente il proprio potenziale creativo, produttivo e relazionale. Il leader moderno non chiede alla tecnologia di sostituirlo nel processo decisionale, bensì semplicemente di assisterlo, di rappresentare una versione aumentata di sé, di fungere quale fonte di ispirazione e di ricerca ma non di risposte: il leader chiede alla tecnologia di impostare i problemi e di arricchirli con un maggior numero di dati, non di risolverli.

        In via di principio, le nuove generazioni detengono competenze inedite per usufruire in maniera virtuosa e benefica della tecnologia, la quale rappresenta di per sé un fattore di radicale e ineludibile cambiamento. Vero è che il rapporto demografico prevalente in Occidente rischia di indurre i giovani – e non di rado proprio i più competenti – a modellare le proprie ambizioni secondo le categorie dominanti della generazione passata, rallentando così l’evoluzione dei processi e incrementando lo scarto con regioni del mondo assai più dinamiche, come talune realtà dell’Asia e del Medio Oriente. Si pone dunque la necessità di intavolare un dialogo intergenerazionale costruttivo a tutti i livelli sociali, in cui si chieda ai giovani di approcciarsi alle realtà più consolidate con rispetto e spirito di servizio, forti delle proprie competenze ma aperti al confronto, con desiderio di innovare e non di cancellare, in definitiva con spirito di leadership.

        Resta da chiedersi attraverso quali canali coltivare le competenze e le capacità per essere leader. Per quanto si possa ricondurre la tematica, con esiti variabili, alla storica e fondamentale dicotomia tra empirismo e innatismo, pare nondimeno utile riconoscere la natura incrementale dei processi di maturazione personale. A questo proposito, se le scuole e le università rappresentano agenti ineliminabili per la formazione delle competenze che, nei vari ambiti, sono alla base di una leadership credibile, è parimenti importante che un aspirante leader si cimenti in contesti professionali e personali differenziati e stimolanti, avendo la possibilità di accedere a fori di dialogo e di confronto tra pari e intergenerazionali.

        In conclusione, si vuole riportare l’attenzione sul tema valoriale: la leadership autentica si basa necessariamente su valori, su quei valori che fondano e tengono unita una comunità. Riprendendo il tema di apertura, in un mondo in cui i valori appaiono distorti e confusi, sta ai leader del futuro ridefinirli e proporli con nuova forza.

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