Nel quinto centenario della battaglia di Pavia la conferenza internazionale di Aspen Institute Italia ha riunito in questa città importanti personalità e i vertici degli eserciti di Francia e Spagna il cui scontro del 24 febbraio 1525 generò un cambio d’epoca per l’Europa. L’obiettivo della conferenza è stato promuovere una riflessione condivisa sul tema della difesa comune europea, partendo dalle analogie della battaglia di Pavia con le sfide di oggi. L’auspicio è che il dibattito aperto e interdisciplinare promosso dall’incontro contribuisca a un mondo più sicuro e pacifico, di prosperità condivisa e solidarietà intergenerazionale intorno ai valori comuni e costituzionali dell’Italia e dell’Europa.




L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha interrotto la condizione di pace duratura nel continente europeo, spingendo l’Unione Europea a riconsiderare il proprio ruolo internazionale e l’impegno per la difesa. Come emerso nel corso della conferenza, il valore prioritario della pace per cittadini e democrazie richiede di considerare l’evoluzione geopolitica con attenzione, unendo alle attività diplomatiche, per prevenire e risolvere i conflitti, gli adeguati investimenti in difesa. Ciò per offrire in ogni scenario, anche quelli peggiori, la necessaria protezione ai cittadini e alle imprese europee. La pace e la sicurezza di cui gli europei hanno beneficiato negli ultimi decenni, infatti, vanno tutelate anche con strumenti militari efficaci, che scoraggino chiunque dall’intraprendere azioni ostili come purtroppo avvenuto in Ucraina nel 2022. Come nelle sue precedenti tre edizioni, la conferenza ha evidenziato il ruolo centrale di una cultura condivisa della difesa e della sicurezza. La necessità, cioè, che le opinioni pubbliche europee colgano l’importanza della stabilità, il bisogno di difendere le democrazie con strumenti adeguati e credibili, condividendo i valori delle Forze Armate.
Inoltre si può considerare che gli investimenti in sicurezza hanno un elevato ritorno economico e tecnologico che non può essere sottostimato: occupazione, ricerca, tecnologie e prodotti finali hanno spesso una grande utilità, dalla protezione civile a numerose applicazioni civili e per lo sviluppo sociale. Dal punto di vista industriale, gli investimenti europei nel settore della difesa devono essere indirizzati per quanto possibile verso lo sviluppo delle imprese presenti nell’UE, favorendo innovazione e tecnologie europee. Negli ultimi cinque anni, l’industria della difesa europea ha assistito a una crescita del suo consolidamento attraverso nuove fusioni e acquisizioni, spinta dalla necessità di accorciare le filiere produttive, integrare tecnologie differenti e snellire i processi produttivi – oltre a ridurre la frammentazione delle imprese. La trasformazione attuale è verso la creazione di campioni industriali europei capaci di competere con i loro omologhi globali in termini di dimensioni e capacità di innovazione. Questo processo sta rimodellando il panorama industriale, concentrando le capacità di sviluppo e produzione in un numero minore di attori, più grandi e integrati.
In occasione della conferenza è stata pubblicata la quarta edizione del Rapporto “La battaglia di Pavia e il futuro della difesa europea (1525-2025)”. Il documento del 2025 ha dedicato un approfondimento alla dimensione terrestre della difesa europea, anche alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina. Per quanto riguarda le operazioni terrestri è utile notare ormai la presenza simultanea di tre dimensioni conflittuali: una dimensione tradizionale, che trova riscontro nell’impiego massivo di mezzi e artiglieria; una dimensione tecnologica e innovativa, determinata dall’impiego esteso di nuovi sistemi d’arma, come i diversi modelli di droni utilizzati, missili ipersonici e attacchi cibernetici; infine, una dimensione ibrida, con un crescente ricorso ad attività sotto la soglia del conflitto armato come azioni di sabotaggio o strategie di disinformazione che, di fatto, estendono il confronto alla dimensione cognitiva e ampliano il concetto di minaccia alla sicurezza nazionale.
Tutti gli stati dell’UE devono oggi valutare come riuscire, a seguito del mutato contesto, ad assicurare adeguati investimenti per il necessario livello di sicurezza e difesa comuni, dopo la sua riduzione dalla fine della guerra fredda, nella giusta misura e con equilibrio. Occorre condividere con le opinioni pubbliche oneri e rischi di sistemi di difesa non preparati ad affrontare le sfide del nostro tempo dai conflitti tradizionali a quelli asimmetrici e alla guerra ibrida. Una missione importante e complessa affidata in primo luogo alla politica e alle istituzioni, più che agli strumenti militari che sono già pronti a seguire le direttive che l’UE vorrà loro dare. L’impegno per una difesa comune non deve in ogni caso essere visto come alternativo al ruolo della NATO, ma complementare, e le relazioni fra Europa e Stati Uniti devono restare un pilastro della sicurezza comune occidentale.

