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Infrastrutture per la competitività, la resilienza e l’innovazione

  • Aspen Seminar for Leaders
  • 30 Settembre 2022

        I grandi eventi possono senza dubbio essere una occasione per programmare gli investimenti infrastrutturali in un’ottica di medio-lungo periodo. In questa ottica il PNRR può essere considerato alla stregua di un grande evento e trarre beneficio dalle esperienze delle grandi manifestazioni ospitate in passato dall’Italia, con un’attenzione particolare sia sugli esiti positivi che su quelli negativi.

        La vita di un’infrastruttura si compone di varie fasi, egualmente importanti, che vanno dalla progettazione e implementazione alla gestione sostenibile della stessa. Quest’ultima deve essere pensata nella genesi del progetto e riguarda il mantenimento dell’opera ed eventuali nuovi utilizzi e scopi sociali. Il dialogo e cooperazione tra attori pubblici e privati e la continuità istituzionale sono fattori decisivi per il successo di qualsiasi iniziativa.

        EXPO 2015 e MIND rappresentano un esempio virtuoso di cooperazione tra varie istituzioni e sono stati positivamente caratterizzati da una visione strategica di lungo periodo. L’evento delle Olimpiadi di  Milano-Cortina 2026 e la candidatura di Roma per ospitare l’EXPO 2030 hanno le medesime intenzioni di sviluppo sistemico e sostenibile.

        In generale si è evidenziato che, nell’affrontare progetti così strategici, resta di primaria importanza un approccio strutturalmente efficiente e meno legato a procedure emergenziali e commissariali. Mel caso del PNRR, l’Italia è stata in grado di coglierne le sfide pur partendo da carenze di programmazione, di competenze e di coordinamento tra le varie istituzioni locali, regionali e centralizzate. Il PNRR è un’opportunità di indirizzo ordinato e metodico degli investimenti.

        L’opinione generale è che non ci sia il tempo di rinegoziare il PNRR a livello europeo. D’altra parte, però, si è fatto notare che il piano era stato immaginato ipotizzando che il privato facesse una serie di investimenti che oggi non sono necessariamente realizzabili a causa delle mutate condizioni, quali aumento del costo dei materiali e disponibilità del credito. Si raccomanda, quindi, un’analisi del quadro generale degli investimenti privati ed un eventuale sostegno con l’aggiustamento dei meccanismi di remunerazione dell’investimento parametrati all’aumento dei costi. L’estensione della scadenza del PNRR potrebbe alleviare gli effetti negativi derivanti dall’attuale aumento dei prezzi.

        L’ approccio strategico deve però riguardare non solo il PNRR, ma anche  la totalità degli investimenti, inclusi quelli ordinari. I nuovi bandi devono in sostanza contenere gli elementi di regolazione e remunerazione futura dell’infrastruttura per colmare lo spazio di incertezza tra progettazione, investimento e sostenibilità economica del progetto. L’Italia si sta muovendo nella giusta direzione: a tal proposito sono previsti 300 miliardi di euro di investimenti infrastrutturali per i prossimi 12 anni, di cui 220 già allocati e 105 definiti nell’ultimo anno e mezzo (di cui 61 miliardi del PNRR).

        Per moltiplicare gli effetti positivi delle iniziative pubbliche è necessario attrarre gli investimenti privati ed internazionali. Questo risultato si può ottenere attraverso l’introduzione di meccanismi di valutazione ex-ante e ex-post degli investimenti, revisione delle regole dei PPP, allineamento alle best practice internazionali e processi di efficientamento nelle PA locali.

        Le città ricoprono un ruolo importante nella trasformazione delle infrastrutture del paese, in particolar modo riguardo la mobilità e la rigenerazione del territorio. Le aree urbane sono i maggiori contributori in termini di emissioni di anidride carbonica, rifiuti prodotti e consumi di energia. Le città sono quindi i luoghi dove si concentrano le difficoltà della transizione ecologica, ma allo stesso tempo possono essere dei veri laboratori sociali e di sperimentazione. In questo contesto di crescente complessità, l’innovazione rimane il comune denominatore di qualsiasi iniziativa. La connessione tra infrastrutture digitali e fisiche ha implicazioni sulla qualità della vita dei cittadini, basti pensare all’utilizzo degli smartphone per la fruizione dei servizi comunali e di trasporto. Il telelavoro ha tracciato una linea di cambiamento strutturale del modello di organizzazione delle risorse umane e dei piani urbanistici delle città, con importanti conseguenze sul commercio, mobilità e socialità degli spazi pubblici. Si sta andando verso il concetto di città policentrica, non più organizzata attorno al centro storico.  La rigenerazione urbana, tuttavia, non deve creare effetti regressivi, ovvero lasciare escluse fasce della popolazione a causa dell’aumento dei costi delle abitazioni, dei servizi e dei trasporti. Al contrario, la città deve essere luogo di inclusività e laboratorio di sostenibilità.

        La progettazione di un’infrastruttura non può prescindere dal coinvolgimento delle comunità locali. Il dibattito pubblico deve essere avviato sin dalle primissime fasi progettuali e mantenuto anche dopo la realizzazione dell’opera. Questa pratica è stata inserita nelle nuove procedure e i 10 dibattiti pubblici recentemente svolti ne sono una evidente dimostrazione positiva. La comunicazione è un aspetto strategico nella creazione del consenso. L’ infrastruttura deve essere percepita per quello che è, ovvero come uno slancio verso il futuro e aggregatore di opportunità.

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