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Il futuro dell’IA tra potenza del pensiero e forza dell’algoritmo

  • Roma
  • 30 Novembre 2023

        L’approccio verso le Intelligenze Artificiali sembra entrato in una nuova fase, con i primi tentativi del settore pubblico di regolamentare questa tecnologia, ad iniziare dal nuovo ordine esecutivo emanato dall’Amministrazione americana. Si tratta di un passo avanti di un singolo Paese, che punta a delineare la strategia governativa e a definire nuovi standard, ma con un enorme impatto globale, vista la rilevanza che gli Stati Uniti rivestono in questo campo. L’Europa, in parallelo, è impegnata in un confronto politico sull’AI Act, nel tentativo di bilanciare la regolamentazione con la necessità di non soffocare un settore che sconta enormi ritardi – in primis dal punto di vista dei finanziamenti – rispetto ad America e Cina. 

        Se quest’ultima riafferma il proprio approccio dirigista, con un’attenzione particolare al dual use delle tecnologie anche in ambito militare, c’è da segnalare anche l’approccio del Regno Unito orientato a un sostanziale lassez-faire.

        La svolta a livello globale, tuttavia, è il passaggio da un dibattito sulla necessità di una regolazione per l’IA a uno in cui si discutono le migliori scelte di governance per gestire la trasformazione innescata da tale tecnologia. La precondizione è una riflessione accurata sulle modalità in cui sviluppare e impiegare questo strumento in modo responsabile: è necessario un approccio proattivo in cui l’etica non sia un aspetto accessorio, ma una parte fondante e preliminare del processo (ethics by design). Il dibattito sui fondamenti etici dell’IA deve coinvolgere non solo gli esperti, ma tutti gli attori – dalle aziende agli utenti, fino ai cittadini e all’opinione pubblica – in una logica multi-stakeholder. Fondamentale è il ruolo dei media perché la narrativa con cui viene raccontata l’IA sia costruttiva e non alimenti paure irrazionali che possono condurre anche a scelte errate dal punto di vista politico e regolatorio. 

        Per discutere di etica e IA è necessario comunque fare un passo indietro e considerare questo strumento per quello che sono tutte le tecnologie: un costrutto sociale che risponde alle domande formulate dalle persone e impatta di ritorno sulle loro vite. Oltre 500 anni fa l’invenzione della stampa ha portato a un cambio di mentalità capace di mutare la visione della realtà e dello stesso individuo; oggi lo sviluppo delle Intelligenze Artificiali pone sfide paragonabili come portata, ma da affrontare con i tempi strettissimi dell’attuale progresso tecnologico.

         

        I Large Language Models (LLM) costituiscono, in particolare, l’ultimo e più efficace tentativo di superare il collo di bottiglia rappresentato dall’interfaccia umana con i computer: dopo l’introduzione della tastiera, del mouse e degli schermi touch ora il linguaggio si sta affermando come la soluzione più immediata per il dialogo con la macchina. Le sfide poste da questo modello sono numerose, a partire da quelle che riguardano i processi educativi. L’educazione rischia di diventare un’interazione individuale con gli LLM, innescando un modello di dipendenza passivo da questa tecnologia, capace di tararsi sul livello culturale di ciascun individuo.

        Viene così meno l’idea di educazione come strumento capace di stimolare una certa fatica cognitiva, finalizzata ad accrescere il bagaglio culturale della persona. 

        Educazione, formazione continua e pensiero critico per la gestione del cambiamento sono al centro anche dello sforzo cui sono chiamate le aziende. Il tessuto imprenditoriale deve aprirsi sempre più verso un sistema dell’innovazione che vede alleati le imprese, gli attori pubblici e il sistema formativo e di ricerca. Al contempo le aziende devono mutare la propria cultura dell’organizzazione favorendo un approccio maggiormente collaborativo e un sistema di apprendimento circolare. 

        Le enormi opportunità generate dalla rivoluzione digitale richiedono, tuttavia, anche il completamento di quello che è il cuore del processo di digitalizzazione, costituito da tre pilastri: il cloud, i dati e gli analitics, e appunto l’Intelligenza Artificiale. Si tratta di tendenze che guideranno la crescita di competitività e produttività nei prossimi anni; il mercato si sta preparando a un nuovo circolo di innovazione perché le aziende sono più ricettive e le tecnologie sono più mature e assimilabili. 

        In questo scenario l’Italia presenta ancora numerosi ritardi, ma sta recuperando nelle classifiche internazionali, soprattutto grazie alla diffusione del cloud e al progresso nelle abilità digitali. Si tratta di un percorso che va proseguito e sostenuto se il Paese vuole approfittare dai vantaggi che la rivoluzione in atto può portare al tessuto economico, con una crescita della competitività e pratiche di reshoring in grado di innescare conseguenze positive sull’occupazione e sui salari. 

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