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Il futuro della moneta

In occasione dell’uscita di Aspenia 96
  • Incontro in modalità digitale
  • 23 Marzo 2022

        A seguito della guerra in Ucraina – e non solo – il sistema finanziario internazionale sta attraversando e attraverserà profondi cambiamenti. Il dollaro, valuta di riserva per eccellenza, rafforzerà la sua posizione. L’euro, dal canto suo, pur aspirando a diventare la seconda valuta di riserva mondiale, avrà di fronte una strada ancora molto lunga. Senza dimenticare che la difficile situazione internazionale contribuirà ad aumentare il divario proprio tra euro e dollaro.

        L’euro, infatti, è espressione di un mercato importante, ma ancora incompiuto: mancano sia l’unione bancaria che quella del mercato dei capitali.  Di conseguenza la forza dell’euro è limitata, anche se l’euro – si è detto – potrebbe risultare uno “swing actor” a livello globale, e contribuire al perseguimento degli interessi economici europei. Resta essenziale che la UE tenga al centro della sua strategia di crescita la digitalizzazione e la transizione verde: la qualità della ripresa è importante quanto il tasso di crescita. A rafforzare la posizione europea potrebbero contribuire gli eurobond che hanno un grande potenziale da sviluppare e che potrebbero aiutare l’euro a diventare una forte moneta di riserva.

        Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno invece un mercato finanziario molto forte. E, mentre la Federal Reserve ha spazio per esercitare un’efficace politica monetaria, la Banca centrale europea non ha sufficienti margini di manovra: di fatto non c’è spazio nella zona euro per una politica monetaria e, infatti, i tassi sono ancora negativi.  Esiste un rischio nell’uso del dollaro come strumento di politiche di sicurezza, con la conseguenza di spingere altre economie importanti a sviluppare alternative, anche se certo non nel breve termine. L’affidabilità è tutto per una valuta, e in tal senso una moneta globale non può rispondere soltanto agli interessi nazionali di un Paese o di un gruppo di Paesi.

        Quella che non sarà valuta di riserva, ma nella migliore delle ipotesi solo un mezzo di pagamento è senza dubbio il rublo. A motivo delle sanzioni e delle crescenti spese militari dovute al prolungamento della guerra in Ucraina, la Russia attraverserà una recessione profonda, simile -per molti – a quella della Grecia. Il congelamento delle riserve in dollari della banca centrale russa è una mossa senza precedenti e i suoi effetti si vedranno nelle prossime settimane. La situazione è a rischio collasso e la richiesta di Putin di pagare in rubli il gas sembra a molti una mossa disperata. Anche se quasi certamente le sanzioni non potranno, comunque, impedire a Putin di proseguire le operazioni militari in Ucraina, almeno per alcuni mesi e forse oltre.

        A medio termine la Russia dal punto di vista economico finanziario diventerà una sorta di satellite della Cina. I cinesi, dal canto loro guardano la situazione con interesse, ma si muovono con cautela per non incorrere in sanzioni collaterali. L’accordo di swap con la Russia riguarda solo il 4% delle riserve valutarie russe: la Cina non ha molte opzioni per isolare Putin dai costi delle sanzioni e per rendersi indipendente dai mercati finanziari globali. Resta forte, infatti, l’interesse della Cina ad essere ancorata all’area del dollaro.

        Da più di 10 anni i cinesi lavorano ad una riforma del loro sistema finanziario e ad eliminare le barriere sui movimenti dei capitali. E una recente accelerazione non si spiega con la guerra russo -ucraina – come si potrebbe pensare – ma fa parte di un programma già da tempo definito. La Cina non ha ancora una moneta internazionale matura e mira ad accelerare la internazionalizzazione dello yuan. Un processo non certo facile. L’obiettivo in ogni caso non è di creare una moneta rivale del dollaro, quanto piuttosto di partecipare alla creazione di un sistema multipolare. E si punta anche ad avere un sistema finanziario di pagamento alternativo. Nel frattempo la banca centrale cinese vara la moneta digitale: lo yuan è stata la prima moneta digitale ad entrare nel sistema internazionale.

        Nel corso del dibattito si è poi discusso di criptovalute per le quali si sono individuati due percorsi possibili: se saranno utilizzate per aggirare le regole monetarie e finanziarie, rapidamente i maggiori governi – a cominciare da Cina e Stati Uniti – ne bloccheranno lo sviluppo; se invece resteranno strumenti speculativi e di scambio relativamente marginali non avranno un impatto profondo. In entrambi i casi, dunque, il loro ruolo è destinato a ridursi, almeno rispetto alle aspettative dei loro maggiori sostenitori e ai timori dei molti detrattori: dato inoltre che vengono usate per aggirare le sanzioni, a maggior ragione il loro mercato va regolato. Non può, quindi, essere lasciato a se stesso, a rischio di una forte crisi, se non di un crollo dell’intero sistema delle criptovalute.