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Global Tax: opportunità e sfide per le imprese

  • Incontro in modalità digitale
  • 8 Febbraio 2022

        Il tema della global tax – ossia una tassa globale e transnazionale – non nasce oggi, ma circa cento anni fa nel primo dopoguerra presso la Società delle Nazioni. Il mondo, pur non globalizzato, era già internazionale e si discuteva sulla competenza territoriale per la tassazione delle società impegnate nell’estrazione del petrolio in Paesi diversi da quelli di incorporazione. Da quei lavori uscì il concetto di “stabile organizzazione”, tutt’ora in uso nell’ambito della fiscalità internazionale. Oggi le tematiche sono molto più ampie, non si parla solo di petrolio come bene globale e i soggetti privati – multinazionali – hanno raggiunto dimensioni tali che possono competere con gli Stati.

        Lo scorso ottobre si è arrivati a un accordo sulle linee di implementazione di regole fiscali internazionali armonizzate. La sigla dell’accordo è un traguardo storico perché USA, Unione Europea e Cina hanno per la prima volta trovato una convergenza, pur con presupposti di partenza diversi. L’accordo in questione è finalizzato alla revisione dei principi cardine della fiscalità internazionale basandosi su due pilastri: da un lato, il pagamento delle imposte nei Paesi di generazione dei profitti e, dall’altro, un livello di tassazione minima comune.

        Il primo pilastro stabilisce che i profitti dovranno essere tassati nel Paese di generazione dei medesimi, indipendentemente dalla presenza fisica delle imprese in tali Paesi. Proprio perché si punterà ai profitti delle multinazionali si andrà al cuore del problema: si stima, infatti, che le multinazionali soggette all’accordo generino circa il 90% del totale dei profitti. Tuttavia, le scelte tecniche di calcolo dei profitti realizzati in ciascun Paese non sono ancora definite. Il secondo pilastro fissa un’aliquota minima effettiva di tassazione al 15% oltre alla tassazione alla fonte di alcuni pagamenti. Questa nuova aliquota è effettiva – non nominale – e stabilisce parità di condizioni tra multinazionali che operano in più giurisdizioni.

        L’accordo, come tale, è frutto di un compromesso delle varie istanze che sono state negoziate. Ciò inevitabilmente lo rende perfettibile, ma il risultato raggiunto è equilibrato e un grande passo avanti nello stabilire regole globali adatte all’economia moderna. Restano, tuttavia, molte le sfide per rendere concreti gli effetti dell’accordo: ad esempio, come si calcolerà la base imponibile sulla global minimum tax e se saranno omogenee le basi imponibili tra i diversi Stati. È importante che la normativa fornisca dei raccordi e semplifichi l’applicazione della nuova tassazione per le imprese, senza duplicazioni di costi non produttivi.

        La prospettiva delle imprese si modifica in modo importante, perché l’implementazione dell’accordo sulla global tax riduce gli incentivi di concorrenza fiscale fra Paesi volta ad attrarre imprese e, quindi, capitali. Tale concorrenza fiscale ha avuto ed ha conseguenze distorsive per la concorrenza nel mercato dei prodotti e dei servizi. Dunque, il combinato di tassazione e mercati di sbocco impatta significativamente sulle scelte di localizzazione delle imprese, scelte che guidano in un’ultima analisi i flussi di investimento e l’occupazione. Sterilizzare gli impatti fiscali su tali scelte potrebbe ridurre gli effetti distorsivi sulla concorrenza, soprattutto a beneficio delle medie imprese. È importante sottolineare che il secondo pilastro dell’accordo non impatterà solo sui giganti del web, ma anche su tutte le imprese multinazionali che operano in settore più tradizionali. Quindi, l’accordo ha effetti anche sull’economia reale e non solo su quella virtuale.

        Il punto di arrivo dell’accordo sulla global tax si colloca in un più ampio contesto di disciplina delle attività delle imprese via internet. Si pensi, ad esempio, al tema del trattamento dei dati di cui tanto si discute, al tema delle tasse che, oggi più che mai, sono un necessario meccanismo di redistribuzione, indispensabile altresì per fronteggiare la crisi economica e sociale scatenata dalla pandemia da Covid-19 che ha richiesto ingenti interventi pubblici. Non va, infine, dimenticato che la global minimum tax ha anche una valenza politica ampia. Essa, infatti, trasmette l’idea democratica di una maggior partecipazione delle imprese multinazionali ai bilanci degli Stati. L’introduzione di una tassa minima affronta una tema di giustizia ed equità, a fronte di una sempre maggiore concentrazione delle ricchezze.

        La global tax è un primo passaggio, certamente non risolutivo, ma importante e necessario. Nel metodo, soprattutto, perché per la prima volta ha visto un accordo davvero globale. Potrebbe essere l’avvio di un processo da replicare anche in altri campi economici e sociali.

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