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Attività

Verso una finanza migliore. Banche, crescita, incertezza, disuguaglianza

    • Milano
    • 24 Ottobre 2016

          La Conferenza annuale sul sistema bancario è giunta alla sua quinta edizione. Questa volta si è inteso proporre una chiave di lettura ampia per dare l’opportunità ai partecipanti di riflettere sulle conseguenze degli sviluppi bancari su economia e società. Le banche rappresentano, infatti, il sistema linfatico delle economie, collegando chi risparmia con chi investe. Esse dunque, da un lato, sono un fattore indispensabile di crescita, dall’altro, eccessi e difficoltà di settore si riflettono non solo sul sistema economico, ma anche sulla società in senso lato.

          Lo scollamento tra sistema finanziario, economia reale e società si è aggravato a seguito della crisi finanziaria del 2008. Sono tante le questioni che pendono ancora sul destino del sistema bancario e i cui sviluppi incideranno profondamente sull’assetto del sistema capitalistico. I partecipanti alla conferenza hanno discusso di molte di queste questioni, dall’opportunità dei salvataggi bancari, agli effetti desiderati e non della regolamentazione, alle conseguenze dell’attuale congiuntura economica, all’evoluzione dei modelli di business e di governance di settore nonché delle nuove tendenze in corso. Ci si è chiesti se sia meglio lasciare fallire le banche o intervenire coi soldi del contribuente. Se la scomparsa degli attori più deboli e instabili può portare al rafforzamento del sistema nel medio periodo, è anche vero che, in misura maggiore che per le altre tipologie di imprese, l’ipotesi di fallimento delle banche è pesantemente destabilizzante per i sistemi economici, con conseguenze spesso devastanti dal punto di vista economico e sociale.

          Non a caso l’approccio adottato a seguito della crisi è stato quello del salvataggio sia in USA che in Europa. Ma mentre gli USA hanno proceduto velocemente ed efficacemente, l’approccio europeo è stato lento e frammentato. A seguito dei bail-out dei singoli governi nazionali, l’Unione Europea ha posto a fondamento dell’Unione Bancaria il principio del bail-in. Se l’idea di far pesare sugli investitori e non sui contribuenti il rischio di impresa appare condivisibile, è anche vero che molti dubbi sono emersi circa tempistica e modalità di implementazione di questo principio.

          A livello globale, la risposta adottata in sede di G20 a seguito della crisi è stata una forte stretta regolamentare finalizzata a rendere il sistema più stabile e solido. Ad oggi l’ondata regolamentare non può ancora dirsi conclusa e, pertanto, non se ne conoscono ancora con certezza tutti gli effetti collaterali. A quelli desiderati, per esempio una maggiore capitalizzazione del sistema, si accompagnano quelli indesiderati, come la diminuzione della capacità di credito soprattutto alle imprese piccole e medie. Il quadro macroeconomico non aiuta: i bassi tassi di interesse comprimono i margini bancari e l’economia che stenta a riprendersi contribuisce all’accumulo delle sofferenze.

          Agli elementi esogeni vanno poi affiancati quelli endogeni: dall’eccesso di capacità del settore all’avanzare di nuove tendenze come la disintermediazione e l’arbitraggio regolamentare verso settori contigui dello shadow banking. Il risultato si misura non solo in termini di una minore redditività, ma anche di una maggiore riluttanza degli investitori a puntare sul settore e un conseguente alto costo del capitale. La ridotta capacità di credito all’economia reale ha poi pesanti conseguenze sulla ripresa economica. E non si prospettano soluzioni semplici a un quadro così complesso. Una maggiore disintermediazione del credito a favore di meccanismi di mercato può contribuire a emancipare il settore produttivo da quello bancario, ma è anche necessario ripensare nuovi modelli di business e di governance per le banche del futuro. Non è da sottovalutare neanche l’importanza dell’educazione finanziaria soprattutto in un paese come Italia che, in questo, si posiziona peggio degli altri paesi avanzati. Si è, infine, anche riconosciuta la necessità di una maggiore capitalizzazione del sistema produttivo italiano ed europeo. Essenziale, inoltre, è preservare la fiducia, elemento essenziale di ogni sistema bancario, ma anche principio fondante dell’economia capitalista. Solo ripartendo da una rinnovata fiducia da parte dei cittadini/risparmiatori verso il sistema bancario, le banche potranno tornare ad essere fattore centrale di crescita e di prosperità per l’economia.

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