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Attività

Terapie innovative e welfare: un nuovo paradigma

    • Roma
    • 17 Luglio 2019

          I sistemi sanitari in Italia e in Europa si trovano sotto la crescente pressione di una serie di dinamiche che investono la popolazione e di nuovi trend tecnologici e scientifici che finiscono per mettere in discussione efficacia ed appropriatezza delle odierne modalità di offerta dei servizi sanitari.

          Invecchiamento della popolazione, “cronicizzazione” di diverse patologie, la disponibilità di sempre più pervasive tecnologie digitali, l’innovazione in ambito terapeutico, offrono ai decisori pubblici, alle strutture sanitarie, ai medici e ai professionisti della salute, nuove sfide ma anche nuove opportunità per potenziare i servizi, ottimizzare il consumo di risorse, migliorare gli outcome clinici. Si va dunque delineando un nuovo paradigma di offerta di salute più attento alla partecipazione dei pazienti, alla prevenzione, all’assistenza territoriale, e meno vincolato alle strutture ospedaliere e al trattamento degli eventi acuti.

          L’innovazione in ambito farmacologico, in particolare, offre importanti e nuove opportunità per i pazienti e le strutture sanitarie. Si pensi alle nuove terapie geniche CAR-T, che sono alla base di una vera rivoluzione terapeutica in settori chiave quali l’oncologia e le patologie neurodegenerative. Terapie personalizzate in grado di cambiare in profondità le modalità di cura e la qualità della vita dei pazienti, ma che richiedono un vero cambio di paradigma, principalmente in ambito regolatorio e autorizzativo, ma anche nelle modalità di valutazione costi-benefici.

          Da un lato, infatti, le autorità regolatorie sono chiamate a rendere i processi connessi ai meccanismi autorizzativi più snelli e capaci di una maggiore flessibilità, tale da poter tenere conto e sostenere l’innovazione in atto. Dall’altro, i decisori pubblici dovranno superare i modelli di valutazione delle terapie basati solo su elementi di costo/valore, includendo nelle loro analisi l’impatto delle nuove terapie sulla qualità della vita dei pazienti e allargando il campo della valutazione anche ai costi indiretti risparmiati grazie alla terapia stessa. Infine, la strumentazione oggi utilizzata per svolgere analisi costi-benefici deve essere aggiornata per utilizzare appieno le base dati “real world”, allo stesso tempo rimuovendo gli ostacoli di natura legale che oggi rendono difficoltosi l’accesso e la combinazione dati già oggi disponibili nei vari silos delle amministrazioni pubbliche.

          Al di là delle innovazioni in ambito terapeutico, l’esplosione di nuovi servizi e nuovi strumenti offerti dalle tecnologie digitali (Intelligenza artificiale, big data, blockchain, digital therapeutics, ma anche 5G, Realtà Virtuale e Aumentata) ha il potenziale di modificare in profondità le modalità di offerta e organizzazione dei servizi sanitari. Ciò favorisce un miglioramento nella gestione e l’utilizzo dei dati per supportare la decisione clinica, nell’appropriatezza ed efficacia delle cure, innovando allo stesso tempo le modalità di interazione fra pazienti, medici e strutture sanitarie sul territorio, promuovendo un ruolo attivo per il paziente e un miglior utilizzo dei dati da questi generati (per il tramite di dispositivi mobili e wearable, e connesse applicazioni mobili).

          L’adozione di tutte le innovazioni appena discusse dovrà essere inserita in un più ampio quadro di riforma e ripensamento delle modalità di offerta dei servizi sanitari, superando un modello che finora si è caratterizzato in termini di universalismo selettivo. Modello viziato da elementi regressivi, con il rischio di escludere fasce deboli di popolazione dall’accesso a cure appropriate a causa di una inefficiente allocazione di risorse e inappropriata gestione dei servizi. Tali innovazioni saranno da pensare come spesa sostitutiva – e non aggiuntiva – di quella oggi sostenuta per il mantenimento di strutture ospedaliere spesso al di sotto degli standard già definiti con vari interventi legislativi e regolatori (si pensi al D.M. 70/2015 o il Programma Nazionale Esiti) ancora oggi non pienamente rispettati.

          In conclusione, questo periodo di grande fecondità nella ricerca scientifica – con la proliferazione di farmaci e terapie di nuova generazione – e di grande disponibilità di innovazioni digitali in medicina, richiede alle istituzioni pubbliche di raccogliere la sfida, elaborando strategie pluriennali di riforma e innovazione (non soltanto del settore sanitario ma dell’intero sistema di welfare) e operando – per consentire lo sviluppo di queste strategie – scelte politiche in grado di neutralizzare i vincoli che oggi ingessano un Fondo Sanitario Nazionale già insufficientemente finanziato.