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Attività

Spazio: nuova frontiera per economia e ricerca

    • Incontro in modalità digitale
    • 22 Novembre 2021

          La storia della presenza umana nello spazio si struttura principalmente in due fasi: la prima, di stampo più politico e – in prospettiva – anche militare, totalmente in carico agli Stati a causa degli elevati investimenti richiesti. Nella seconda fase, che ha dato origine alla cosiddetta New Space Economy, la presenza dei governi è diminuita e contestualmente è aumentato l’impegno dei privati, pronti a offrire servizi accessori agli operatori istituzionali, ma anche a sviluppare tutta una serie di nuoveattività. .

          L’attuale space economy ha un valore stimato tra i 370 e i 450 miliardi di dollari e, considerata la forte crescita nell’ultimo decennio, si prevede che entro il 2040 questo ammontare sarà superiore al trilione di dollari. Si tratta di un settore caratterizzato da una filiera molto diversificata e multidisciplinare, con una catena del valore che va dalle attività di ricerca e sviluppo alla realizzazione di grandi infrastrutture abilitanti fino alla generazione di prodotti e servizi come, ad esempio, i sistemi di navigazione, di telecomunicazione, di monitoraggio e così via.

          In questo quadro, l’Italia si colloca nelle prime posizioni di numerose classifiche. Nel 2020 è settima tra i Paesi del G20 per budget pubblico nella space economy -in percentuale sul PIL –  ed è addirittura seconda al mondo per investimenti in R&S dedicati allo spazio. La quota italiana nel commercio internazionale per questo settore è pari al 7%, mentre per quanto riguarda le classifiche internazionali dei brevetti l’Italia può vantare il quinto posto. In entrambi i casi, si tratta di prestazioni superiori a quelle conseguite nelle classifiche complessive.

          Le quasi trecento imprese italiane che operano nel settore sono giovani – nate in gran parte dopo il Duemila – e generalmente piccole, con un fatturato inferiore ai due milioni di euro. Per contro, sono caratterizzate da una specializzazione elevatissima e in grado di coinvolgere settori tradizionali dell’economia come l’agrifood, il sistema moda e l’automotive. IL PNRR, del resto, riserva una quota significativa di investimento per il settore, a testimonianza della sua centralità come driver di sviluppo.

          A differenza degli Stati Uniti, però, in Italia e più in generale in Europa, la presenza degli operatori privati è ancora piuttosto limitata. Questo fatto, nel medio-lungo periodo, può portare a un aumento del divario tra due dei principali protagonisti della space economy, senza considerare l’emergere di nuovi attori. Per quanto l’Ue si sia dotata di regole forti e di una strategia chiara – fattori alla base dei suoi programmi di maggior successo – le criticità non mancano: domanda e offerta risultano ancora molto frammentate, l’approccio agli investimenti è assai differente da quello statunitense e le istituzioni, a causa di una limitata centralizzazione, faticano a dialogare e a sostenere il business privato. L’indipendenza tecnologica nel settore è però strategica per il posizionamento internazionale: a tal fine, è auspicabile una maggiore sinergia almeno tra i “tre grandi” del continente – Italia, Francia e Germania – che possa fare da traino per l’Unione in un quadro geopolitico ed economico sempre più complesso e contrastato.

          Vi è ormai, comunque, una diffusa consapevolezza del fatto che gli investimenti nello settore spaziale hanno significative ricadute su molti aspetti della vita quotidiana e generano importanti benefici per tutto il tessuto economico e sociale. La stessa NASA ha calcolato che dalle attività che consentirono lo sbarco sulla Luna vennero generati almeno 150.000 brevetti. Ancor di più oggi le tecnologie sviluppate per le operazioni spaziali consentono innumerevoli applicazioni, destinate in futuro a moltiplicarsi a vantaggio di istituzioni, imprese e cittadini. Lo spazio si conferma, dunque, un formidabile abilitatore di sviluppo economico, e al tempo stesso rappresenta un contesto in cui è possibile sperimentare nuove soluzioni per risolvere, o almeno mitigare, alcuni dei principali problemi del pianeta: in primis il cambiamento climatico, con il suo portato di eventi estremi, ma anche l’inquinamento, la fame, la diffusione di nuove malattie e così via. Naturalmente, affinché tutto questo sia possibile, si dovrà dare vita a un adeguato nuovo quadro normativo.

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