Vai al contenuto
Attività

The rising economic powerhouses: Latin America’s role in the global rebalancing

    • Roma
    • 19 Ottobre 2012

          La geometria dei rapporti transatlantici sta gradualmente cambiando alla luce dei nuovi equilibri mondiali: una delle conseguenze di questo processo è l’opportunità di dar vita a un “Atlantismo meridionale”, incentrato sull’ampliamento dei tradizionali legami nord-atlantici all’America Latina (e potenzialmente ad alcune aree del continente africano). Pur prendendo spunto dall’esperienza positiva del rapporto euro-americano nel dopoguerra, questa nuova forma di possibile aggregazione dovrà naturalmente tenere conto delle molte differenze; e lo stesso modello europeo di più stretta integrazione regionale istituzionalizzata può offrire alcuni punti di riferimento ma non uno schema precostituito. Una delle peculiarità della regione latino-americana è il peso relativo del Brasile, che in termini economici e demografici è di gran lunga la maggiore potenza: ciò ne fa un leader naturale, ma crea alcune obiettive difficoltà nella gestione di qualsiasi accordo multilaterale. La storia del Mercosur conferma sia la tendenza a sfruttare i benefici della collaborazione regolata, sia i limiti dei processi regionali di integrazione. Uno degli ostacoli sulla via di accordi più stretti e vincolanti sta nella centralità della sovranità nazionale che accomuna quasi tutti i paesi della regione, e che in qualche misura è stata perfino accentuata dal rallentamento dell’economia mondiale.

          Un’altra caratteristica cruciale dell’America Latina è la sua diversità interna, anche rispetto alle scelte politiche recenti nel rispondere alle sfide economiche globali. Pur esistendo un consenso di fondo più forte che in passato su alcune ricette di politica economica alla luce di un ritrovato dinamismo complessivo, restano divergenze di approccio. Inoltre, i fattori di complessità interna sono inevitabilmente importanti nell’ambito di sistemi democratici, producendo a volte oscillazioni e incoerenze nelle scelte delle leadership.

          Guardando specificamente al Brasile, il paese si trova in una fase di transizione delicata: i dati più evidenti sono il grande potenziale di crescita e l’espansione in corso della classe media, ma vi sono anche i ben noti problemi di diseguaglianze socio-economiche e le incertezze sulla tenuta delle dinamiche di crescita rapida in un contesto globale non propizio. Quello brasiliano è un sistema economico tuttora piuttosto chiuso, ma è aumentata la capacità delle elites (soprattutto economiche) di inserirsi nei circuiti internazionali grazie al crescente successo imprenditoriale: stanno quindi aumentando le opportunità di acquisire esperienza e know-how, sebbene il paese sia ancora carente in termini di strutture tecnico-scientifiche e più generalmente di infrastrutture. L’istruzione, in particolare, soffre di molte lacune che frenano il potenziale complessivo, anche in raffronto con alcune delle altre economie emergenti.

          Particolare preoccupazione desta il settore finanziario: nell’ipotesi che vi fosse un nuovo shock finanziario internazionale, anche gli innegabili progressi registrati negli ultimi anni sul piano dei bilanci e della stabilizzazione monetaria potrebbero risultare insufficienti a proteggere l’economia da gravi ripercussioni.

          Una questione decisiva – in America Latina e nel resto del mondo – è l’evoluzione delle aziende di grandi dimensioni e del rapporto tra stato e mercato: è chiaro che il modello di sviluppo adottato dal Brasile, come da altri paesi latino-americani, ha assegnato un ruolo fondamentale all’intervento del governo nel sostenere la crescita di alcuni grandi gruppi, e che questa eredità pesa ora sui rapporti tra settore pubblico e privato. Da questo punto di vista, la traiettoria seguita dalla regione e da molte economie emergenti è stata quasi inversa rispetto a quella dei paesi più avanzati – nei quali gli anni ‘80 e ’90 hanno visto una contrazione del settore pubblico o comunque un tentativo di lasciare maggiore autonomia al settore privato.

          Il passaggio necessario è oggi rendere lo stato più efficiente come regolatore, e meno intrusivo come diretto protagonista della vita economica – un passaggio indispensabile anche per ridurre i fenomeni di corruzione, con la cattiva allocazione di risorse che ne deriva.

          • Franco Frattini e Marta Dassù
          • Bruno Cavalcanti de Araújo e Murillo de Aragão
          • Franco Frattini, Marta Dassù e Franco Bernabè
          • The rising economic powerhouses: Latin America’s role in the global rebalancing, Roma, 19-20 ottobre 2012
          • Paolo Colonna, Corrado Clini e Bruno Cavalcanti de Araújo
          • Liliana Rojas-Suárez e Michele Valensise