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Attività

Ricerca e innovazione nelle life sciences

    • Incontro in modalità digitale
    • 17 Novembre 2020

          La quotidianità che tutti gli individui e le organizzazioni hanno vissuto per effetto della pandemia di Covid-19 ha messo più che mai in evidenza che salute e ricchezza di una nazione viaggiano di pari passo. Al centro dell’agenda politica e degli obiettivi di tutti i governi, la ricerca della salute caratterizzerà il processo di ricostruzione di tutti gli Stati nei mesi a venire.

          Nel processo di generazione di salute la ricerca scientifica costituisce un caposaldo fondamentale, oltre che una funzione dall’alto valore strategico. Per valorizzarla, all’intuizione e alla solidità scientifica devono necessariamente accompagnarsi adeguate politiche, strumentali per definire e consolidare l’organizzazione del sistema dell’innovazione. L’Italia è leader in Europa per quanto riguarda il settore farmaceutico, sia per quanto riguarda le aziende locali sia per quanto riguarda gli investimenti internazionali. Il terreno di confronto diventa però sempre più globale e, di conseguenza, i processi di trasformazione diventano sempre più rapidi e gli equilibri instabili. Questo processo, a cui contribuisce anche la progressiva innovazione tecnologica, si sviluppa secondo logiche che sono sempre più collaborative e non esclusivamente competitive.

          Già prima della pandemia, le Big Pharma avevano progressivamente ricercato modelli di maggiore apertura, inizialmente secondo il paradigma dell’Open Innovation e della logica collaborativa, per poi raggiungere più di recente un modello basato su network di innovazione ed ecosistemi tra organizzazioni. Covid-19 ha dato ulteriore conferma della necessità di sostenere la circolazione della conoscenza ad alta velocità e di affermare una visione globale della ricerca basata su meccanismi di coordinamento. In questo senso la scienza, i dati e il loro accesso diventano sempre più open: ne sono emblematica prova le sperimentazioni che hanno portato, in tempi mai osservati prima, allo sviluppo dei vaccini che verranno distribuiti nei prossimi mesi in tutto il mondo.

          Per il suo contributo economico e sociale, ma anche per la diversità e l’inclusione che sostiene, la ricerca dovrebbe quindi essere vista come una funzione pubblica. Nonostante la centralità comprovata, resistono però alcune spinte che mirano a indebolire la ricerca e a metterne in discussione il ruolo di perno. Da un lato alcuni approcci mettono in discussione la scienza ed evidenziano la forte e quanto mai attuale necessità di sostenere la creazione di una cultura in cui la scienza è parte integrante e fondante della società. Dall’altro, altre correnti dileggiano i tentativi di consolidare le alleanze pubblico-privato, guardate con diffidenza e secondo schemi ormai anacronistici che ne enfatizzano il possibile conflitto di interesse.

          Parallelamente, la ricerca va sostenuta continuamente mantenendo e rafforzando le condizioni di contesto che permettono di sostenere i rischi, di varia natura e livello, che la ricerca intrinsecamente comporta. Flessibilità nelle tempistiche e investimenti sostenuti, così come la possibilità di sostenere una ricerca high risk e i relativi fallimenti, costituiscono capisaldi ineludibili della ricerca che non possono restare indifferenti per i decisori e i finanziatori.

          Resta, infine, il rischio della mancanza di risorse necessarie per affrontare le sfide create dalla ricerca, dalla competizione globale e dalla generazione dell’innovazione. In questo caso, oltre all’implementazione di piani strategici che identifichino le priorità nazionali, un’ azione concreta e necessaria sarebbe quella di modificare l’offerta formativa rivolta ai nuovi ricercatori per dotarsi di quelle competenze distintive ed emergenti che il sistema attualmente non è in grado di generare, oppure produce senza un taglio specificamente orientato al mondo della scienza e della salute. Allo stesso tempo, è necessario implementare sistemi premianti che permettano di incentivare l’utilizzo di queste competenze al momento giusto e con le modalità corrette.