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Attività

Recovery Fund: dall’accordo alle azioni concrete per il rilancio del Paese

    • Incontro in modalità digitale
    • 30 Luglio 2020

          Il via libera al Recovery fund è un importante segnale di attenzione da parte dell’Europa a un processo di sviluppo condiviso: un orizzonte che per diverso tempo è sembrato solo una remota possibilità e che ora si è concretizzato. Adesso tuttavia inizia, per le istituzioni europee e per i Paesi interessati. la parte più delicata: il passaggio dall’importante accordo politico alla pratica.

          Si tratta di un frangente particolarmente critico per l’Italia che si è da sempre contraddistinta in Europa per la carenza in ciò che il mondo aziendale chiama execution. La difficoltà a presentare piani concreti e a sfruttare al meglio le risorse è stata particolarmente accentuata per un Paese che pur pesando per il 13% della ricchezza europea ha ottenuto, nel tempo, risorse comunitarie pari alla metà.

          Per non perdere questa occasione l’Italia è chiamata a sposare le due grandi linee di azione su cui l’Unione Europea ha impostato il proprio piano di ripresa e sviluppo: la green economy e la digital economy. Si tratta di due processi convergenti perché il cambio di paradigma associato all’idea di sviluppo sostenibile chiede un’innovazione che va tutta in direzione di un’economia digitale.

          L’Italia per assecondare queste tendenza ha bisogno di un radicale ammodernamento dei processi produttivi e dell’economia di consumo. La strategia di fondo europea è ben evidente dal programma in cui questo sforzo si inserisce: Next Generation EU. L’Europa punta finalmente a ricostruire un patto generazionale interrotto negli ultimi decenni e lo fa nel senso dello sviluppo sostenibile.

          In Italia il patto generazione si è rotto con particolare forza nel momento in cui è esploso, a metà degli anni Ottanta, il debito pubblico. Il Recovery fund offre l’occasione per uscire da questa situazione, iniziando ad investire su settori strategici per le generazioni future come la formazione. Scuola, formazione e ricerca sono infatti cardini sia della sostenibilità sia della digital economy. Una scommessa chiara in questo senso permette di dare alle nuove generazione una collocazione degna e attiva all’interno dei processi di sviluppo che si stanno innescando.

          La necessaria discontinuità nella situazione economica italiana ed europea è innescata da una mole di risorse che non trovano precedenti, nemmeno nel Piano Marshall. Il Recovery fund mette a disposizione 200 miliardi, ma se questi si sommano ad altre voci (il MES, i fondi Sure contro la disoccupazione, l’azione del BCE, i fondi europei di cui viene prolungata la scadenza, lo scostamento di bilancio autorizzato) si sfiorano i 500 miliardi di euro.

          Alcune di queste risorse sono a fondo perduto, altre andranno restituite seppure con tassi di interesse bassissimi  che le rendono molto vantaggiose. Quello che in ogni caso non può accadere è che i fondi vengano dilapidati. L’Italia deve, invece, utilizzare questa opportunità per cambiare radicalmente, presentando e mettendo in atto progetti che possano finalmente riportarla sulla strada dello sviluppo.

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