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Attività

Quale ricetta per rilanciare il sistema Paese

    • Incontro in modalità digitale
    • 10 Dicembre 2020

          Far ripartire l’economia, con le risorse messe a disposizione dal Recovery Fund, è una sfida che l’Italia non può sottostimare. L’Europa, andando sul mercato a raccogliere i fondi per la ricostruzione, ha dimostrato dopo anni di incertezze un netto cambio di passo. Ora tocca ai singoli paesi presentare piani credibili per il rilancio. Diverse sono i nodi da risolvere per quanto riguarda la situazione italiana: il primo e più importante è una visione coerente per il futuro del Paese. In questo ambito bisogna lavorare sulla governance e definire un chiaro assetto pubblico-privato, delimitando al meglio i compiti dello stato perché non diventi imprenditore o innovatore, ma abilitatore e facilitatore delle tante energie che il Paese già conta nell’imprenditoria e nell’innovazione. Del resto qualsiasi incertezza sull’intervento pubblico non fa che aumentare i timori degli investitori – nazionali ed esteri – in un momento già caratterizzato dall’aumento del risparmio e dalla riduzione dei consumi e degli investimenti.

          Un’altra criticità, non secondaria per l’Italia è l’execution: implementare i progetti presentati in Europa sarà fondamentale per ricevere i fondi promessi. Tale aspetto è ancora più importante se si guardano nel dettaglio gli oltre 200 miliardi destinati all’Italia. Di questi solo 80 sono a fondo perduto; una cifra che, in mancanza di nuove imposte europee, si ridurrà a 40 miliardi considerando il contributo che il Paese dovrà versare a Bruxelles per la messa in atto del piano. Si tratta, comunque, di risorse importanti che vanno tuttavia gestite in maniera oculata e messe al servizio di progetti capaci davvero di stimolare l’economia. L’ambito preferenziale di intervento dovrebbe essere il digitale, insieme a riforme dai costi contenuti – ma dai grandi benefici potenziali – che il Paese attende da tempo, come quella della Giustizia e della Pubblica Amministrazione.

          La predisposizione di un piano coerente di rilancio dell’economia italiana non può prescindere, inoltre, dalla presa di coscienza della grave crisi sociale in atto. Si tratta di un fenomeno esasperato dalla pandemia, ma radicato negli effetti di un modello economico che negli ultimi 50 anni ha visto crescere esponenzialmente in tutto il mondo occidentale la disuguaglianza, con un crollo simmetrico della coesione sociale. La principale causa è riscontrabile nella finanziarizzazione senza controllo dell’economia di cui l’Italia è stata una delle nazioni più colpite, come dimostrano gli attacchi speculativi sul debito dell’ultimo decennio.

          Anche per questo il Recovery Fund deve diventare l’occasione per ripensare, oltre che rilanciare, il modello economico con attenzione da un lato ai territori e alle loro peculiarità e dall’altro all’armonizzazione dei progetti fra Paesi europei. Solo così l’Italia può contribuire alla costruzione di un’Europa più solida e più competitiva nei confronti delle sfide economiche e sociali, oltre che nel confronto con altri grandi attori globali.

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