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Attività

Prevenire, assicurare e gestire le catastrofi naturali

    • Roma
    • 16 Aprile 2014

          Per caratteristiche naturali e fattori antropologici l’Italia può essere considerato un paese che presenta un livello elevato di fattori di rischio. È utile citare alcuni dati che consentono di inquadrare il fenomeno in via preliminare. Dal 1900 i terremoti hanno causato in Italia circa 160.000 vittime mentre nel solo dopoguerra si sono verificati 1061 eventi di frana con vittime, almeno 672 eventi d’inondazione con vittime. Gli eventi idrogeologici hanno causato oltre 9000 vittime e più di 700.000 sfollati e senza-tetto.

          Nel corso del dibattito sono stati affrontati alcuni nodi cruciali che in una prima sintesi essenziale possono essere raccolti intorno a due assi fondamentali, relativi ai due principali attori in campo. Il primo tema è legato al ruolo dello Stato. Vi è un ampio consenso sulla rilevanza del ruolo statale  mentre sulla natura e sulle direttrici del suo intervento è possibile e utile porsi alcuni interrogativi.

          È stata sottolineata la gravità degli oneri per la finanza pubblica, stimati in circa l’8% del Pil per far fronte ai soli terremoti, cui vanno aggiunte le altre calamità, in particolare quelle derivanti da fattori idrogeologici. Si è discusso della politica di fiscalità e dell’opportunità di costituire un fondo apposito per le calamità naturali. Fra i temi toccati particolare rilevanza assume l’opportunità di stabilire l’obbligatorietà dell’assicurazione. Se ne analizzano i vantaggi evidenti, come i minori oneri per la finanza pubblica e la tempestività del risarcimento, ma se ne evidenziano anche i potenziali elementi critici in un contesto nazionale caratterizzato da una congiuntura sfavorevole e da una fiscalità elevata.

          Allo stesso modo si evidenzia l’importanza di aumentare l’attività di prevenzione, in uno scenario caratterizzato da una stratificazione storica dell’edificazione abusiva e da un livello medio-basso di salvaguardia del territorio. È stata anche sottolineata l’utilità di rivedere i vincoli amministrativi che in alcune occasioni rendono più complessa l’erogazione di risorse pure disponibili in termini di spazio finanziario.

          Quanto al ruolo del settore privato se ne illustrano alcuni elementi caratteristici, che acquisiscono particolare rilievo in materia di calamità naturali: fra questi in particolare si fa riferimento ai fenomeni di moral hazard e adverse selection. Se il settore industriale può essere considerato protetto perché inserito in percorsi assicurativi consolidati meno semplice è la situazione per le piccole e medie imprese e, soprattutto, per le famiglie per cui si auspicano soluzioni nuove ed efficaci.

          Infine si è auspicata una maggiore informazione finalizzata a creare una più solida cultura del rischio assicurativo. Allo stesso modo si ipotizza l’opportunità di individuare modalità nuove che consentano una più fruttuosa collaborazione fra settore pubblico e settore privato nella copertura del rischio, così come di inserire l’attività di riassicurazione in un contesto di dimensioni transnazionali.