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Attività

Nuove sinergie nella filiera della salute: le sfide per “l’ultimo miglio”

    • Incontro in modalità digitale
    • 25 Marzo 2021

          La pandemia da Covid ha messo in risalto non solo l’importanza di un buon sistema sanitario, ma anche la centralità dell’ultimo miglio, inteso come relazione di prossimità con i pazienti. Arrivare al cittadino in modo efficace è tuttora una questione da affrontare, nella cura del virus come nella campagna vaccinale. Il lavoro che si sta già facendo e che si farà per affrontare i nodi emersi nell’attuale periodo di emergenza sarà la base per ridisegnare il futuro sistema sanitario.

          È necessario a questo fine prendere in considerazione diversi aspetti. Il primo riguarda la ricerca: da un lato bisogna creare veri ecosistemi per lo sviluppo delle conoscenze, dall’altro semplificare le procedure e le sperimentazioni cliniche aumentando le competenze delle strutture sanitarie nella raccolta e nell’analisi dei dati. Il secondo aspetto interessa i modelli assistenziali che, proprio grazie alla tecnologia e ai dati, posso essere portati nelle case dei pazienti, con la telemedicina e l’Internet of Things, mentre di pari passo la digitalizzazione deve favorire un accesso più immediato alle strutture sanitarie in caso di necessità o urgenza.

          Un terzo aspetto riguarda il capitale umano: sono e saranno sempre più importanti in futuro equipe multidisciplinari e multiprofessionali negli ospedali e sul territorio; di pari passo strutture sanitarie e imprese devono superare la relazione cliente/fornitore per costruire un’alleanza che possa prendersi cura dei pazienti offrendo loro risposte più complete.

          Nel ridisegno del sistema della salute non si può prescindere, inoltre, da un ragionamento sulla logistica. In passato la grande rete distributiva delle farmacie è stata troppo spesso vista come terreno fertile per processi di consolidamento e di commodification. L’emergenza ha rimesso al centro queste attività come snodo per il sistema sanitario territoriale.

          La capacità logistica e di avvicinamento ai cittadini – che le farmacie dimostrano regolarmente in fasi non emergenziali (ad esempio con le campagne vaccinali antinfluenzali) – è anche frutto di una grande disponibilità di dati. Si tratta di competenze che devono essere messe fruttuosamente al servizio del sistema sanitario che proprio nella frammentazione e nella dispersione di dati e informazioni ha visto, negli ultimi mesi, i suoi punti più critici.

          Avvicinare servizi e prodotti sanitari al territorio, infatti, non significa frammentare il sistema della salute. Eppure uno degli effetti collaterali più evidenti della riforma del titolo V della Costituzione è stato quello di creare sistemi regionali che rischiano di non comunicare fra loro, arrecando disagi e in diversi casi addirittura danni ai cittadini. Si tratta di un problema non solo di architettura costituzionale, ma anche di state capacity: la gestione delle pandemie, del resto, è una chiara prerogativa nazionale e non regionale e come tale dovrebbe essere trattata.

          In sintesi un nuovo sistema sanitario che apprenda dagli errori emersi durante l’ultimo anno non può prescindere da una capacità di indirizzo e gestione centrale, coniugata sul territorio grazie a collaborazioni ampie fra realtà diverse, pubbliche e private, capaci di raggiungere insieme l’ultimo miglio – e cioè il paziente fin dentro casa – anche in situazioni di emergenza. Il tutto con investimenti in digitalizzazione che rendano più efficiente, ma anche più immediata e semplice, la comunicazione fra i cittadini e i professionisti della salute.

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