La fase di lenta riapertura dell’Italia dopo la fase acuta della pandemia è caratterizzata da un flusso continuo e massiccio di informazioni. Il problema è però che l’Italia non ha imparato a promuovere e comunicare se stessa al meglio. Ecco il paradosso: l’Italia è ricca di bellezza e tratti distintivi positivi ma, al tempo stesso, non è ancora in grado di valorizzare i suoi punti di forza.
Esiste un’Italia positiva – quella dell’eccellenza del cibo della moda del paesaggio e della cultura – e un’Italia ad impatto negativo – basti pensare alla criminalità o ai ritardi sulle infrastrutture della viabilità. Qualsiasi sforzo di comunicazione dei punti di forza non deve mettere nell’angolo o rimuovere il bisogno di correggere settori o aspetti che danneggiano l’immagine o persino il funzionamento.
Cosa significa comunicare? Etimologicamente la parola contiene il formativo “cum” (per l’appunto ‘con’ ‘assieme a’) e la radice “munus” i cui significati fondamentali sono peraltro due: ovvero ‘dono’ e ‘compito’. Il dono della comunicazione e il compito di usarla è qualcosa che può riguardare sia istituzioni, sia imprese, sia i cittadini come singoli. In quest’ultimo caso più che di un’impostazione strategica e strutturata si tratterà di individuare un approccio valoriale sia per quanto riguarda i messaggi veicolati, sia le modalità che i singoli possono usare.
I nuovi media sono uno strumento di distribuzione dei messaggi particolarmente interessante. Per istituzioni e imprese rappresentano luoghi su cui rafforzare la propria reputazione, farsi conoscere, raggiungere target precisi (si pensi ai nuovi media di informazione rivolti ai millennial), in alcuni casi persino nascere (come ad esempio tante start-up digitali). Per tutti sono luoghi su cui manifestare e scambiare punti di vista. Si pensi in particolare ai social che in villaggio non più “globale” ma “globalissimo”, ci rendono tutti attori di un messaggio che, tra l’altro, deve destreggiarsi in un contesto talvolta ostile a una corretta informazione. I social rappresentano nei fatti lo strumento principale che consente potenzialmente a chiunque di avere una voce nel dibattito pubblico. Perché “potenzialmente”? Perché da una parte ci si potrebbe ritrovare in un flusso di discussione online non rilevante o all’interno di bolle, dall’altra potrebbe essere del tutto preclusa la possibilità effettiva di accedere al web.
Le innovazioni che riguardano le infrastrutture sono in questo senso determinanti: in particolare il 5G potrebbe rappresentare una grande possibilità per incrementare la cultura digitale e creare cittadini sempre più consapevoli. Su questo resta determinante il ruolo dell’informazione e soprattutto della didattica, strumenti in grado di plasmare gli anticorpi sociali e culturali contro le fakenews che infestano il dibattito pubblico. Combattere i messaggi falsi e valorizzare quelli onesti, trasparenti, positivi e credibili potrà contribuire in maniera determinante ad una migliore promozione, auspicabile e necessaria, dell’Italia.