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Attività

Le infrastrutture per la ripresa economica del Paese

    • Incontro in modalità digitale
    • 6 Ottobre 2020

          L’accordo del 21 luglio garantisce risorse in arrivo dall’Europa per affrontare le conseguenze economiche del COViD-19. Settori strategici come quello delle infrastrutture avranno significativi sostegni. Esistono però alcune complessità – sia di natura tecnica che di natura istituzionale – che rischiano di rallentare l’erogazione dei fondi. Paradigmatica è la controversia sviluppatasi intorno al dispositivo che prevede una condizionalità relativa allo stato di diritto: sia i quattro Paesi cosiddetti “frugali” che la Finlandia rivendicano al tema un ruolo centrale, cui invece si oppongono aspramente Paesi come Polonia e Ungheria.  A questo si aggiunge il problema dell’innalzamento del livello delle risorse proprie in merito al quale si chiede alla Commissione di mettere a punto una lista ragionata.

          Di positivo c’è l’impegno della Presidenza tedesca che mira a chiudere l’accordo sul Piano Finanziario Pluriennale europeo entro la fine di ottobre 2020. Da parte sua il Governo italiano tiene fermo un preciso cronoprogramma: entro il primo trimestre del 2021 la presentazione ufficiale del piano per il Recovery Fund ed entro giugno 2021 l’arrivo delle prime risorse pari al 10% del totale. E c’è ottimismo anche per il fatto che la distribuzione delle risorse potrà contare su un già collaudato e corretto funzionamento della struttura finanziaria europea.

          Una volta garantite le risorse – che vengono stimate per il 40% destinate al settore green e per il 20% al settore digitale – restano una serie di problemi strutturali, soprattutto per le infrastrutture. Primo fra tutti l’eccessiva regolazione e la farraginosità di gestione da parte della Pubblica Amministrazione. Esiste certamente un problema di governance per la cui soluzione il Governo italiano intende mettere a punto un meccanismo che renda più veloci i vari passaggi istituzionali per la fruizione delle risorse del Recovery Fund. Il Governo italiano metterà a punto anche una serie di linee guida per il sostegno agli investimenti, per l’industria 4.0 e per la digitalizzazione della PA.

          Saranno circa 40 i miliardi previsti per il settore digitale. Tra gli interventi auspicati sono stati ricordati il completamento della banda larga, un’accelerazione delle reti di ultima generazione – il 5G – nonché una migliore gestione dei data center e uno sviluppo ulteriore della Internet of things. Le prospettive per l’intero settore digitale per il 2021 sono molte positive e resta strategico – come ha dimostrato Covid-19 -l’impegno per un’ulteriore digitalizzazione di scuola e sanità. Per quel che riguarda le telecomunicazioni emerge chiaramente un problema strutturale: l’ipercompetitività del settore induce una scarsità di capitale da investire e soprattutto da dedicare alle nuove infrastrutture o al rinnovamento di quelle esistenti.

          Altro settore strategico dove saranno destinate le risorse del Recovery Fund è quello energetico, in particolare quello delle infrastrutture green. Pur mancando spesso una visione comune e strategica del Paese, emergono alcuni aspetti positivi come il piano nazionale su energia e clima che ha portato l’Italia ad avere posizioni di leadership nel settore. Ora, con il Recovery Fund, ecco presentarsi un’occasione unica, e probabilmente irripetibile, per dare un’ulteriore spinta di sviluppo verso una nuova visione organica e strutturale. Per l’energia del futuro un ruolo di primo piano potrebbe spettare all’idrogeno, il cui mercato ha grandi potenzialità. Serve però un ulteriore grande sforzo tecnologico per rendere questa risorsa appetibile a prezzi competitivi. Serve anche seguire l’esempio di Germania, Francia e Olanda che, in termini di costruzione di infrastrutture, hanno compiuto grandi progressi. Molte aspettative, molte potenzialità per questa energia del futuro: quello che il mondo industriale italiano chiede al Governo non è solo un sostegno concreto allo sviluppo delle infrastrutture necessarie, ma anche, e soprattutto, una semplificazione dei processi autorizzativi.