Vai al contenuto
Attività

La risposta europea al Covid-19: the way ahead

    • Incontro in modalità digitale
    • 27 Aprile 2020

          Nel valutare le prospettive economiche europee, si può partire dall’osservazione che siamo di fronte a uno shock esogeno, simmetrico nelle origini ma asimmetrico negli effetti (perché assai diverse erano le condizioni economiche di partenza di ciascun Paese o zona della UE): è comunque decisivo che stia emergendo – dopo una prima fase di esitazione – una narrativa comune e un atteggiamento condiviso sulle priorità e alcuni strumenti.

          La sfida per i sistemi economici è complicata dal fatto che il blocco delle attività ha creato uno shock simultaneo sia sul lato della domanda sia su quello dell’offerta. Ne derivano forti preoccupazioni tanto per gli squilibri nel mercato interno, quanto per la competitività europea complessiva sui mercati globali – nel contesto di una parziale deglobalizzazione che erano già in atto e che ora appare inevitabile a ritmi più rapidi.

          Gli interventi principali che sono stati messi in campo costituiscono un pacchetto molto significativo: SURE (il fondo di sostegno alla disoccupazione), lo strumento BEI, l’utilizzo del MES, e il Recovery Fund. E’ importante anche l’attribuzione di un ruolo rafforzato alla Commissione in tale contesto: di fatto, un ampio arsenale è stato attivato, anche se la recessione sarà molto profonda e si produrranno inevitabilmente effetti a cascata che ad oggi non sono facilmente quantificabili.

          Restano comunque alcuni dubbi sulla reale entità complessiva delle risorse che saranno messe a disposizione da questi strumenti a fronte delle esigenze finanziarie – soprattutto in assenza di bond europei: in particolare, l’ammontare dei fondi potrebbe non essere sufficiente a finanziare l’extra-deficit italiano già previsto, e dunque i benefici rischiano di essere temporanei e limitati.

          Secondo alcuni partecipanti, l’enfasi su un nuovo strumento e sul principio della mutualizzazione, che ha incontrato molti ostacoli, non era necessaria; sarebbe in effetti possibile perseguire gli obiettivi di sostegno economico modificando i parametri del MES (come è stato fatto) e adattando altri strumenti già esistenti. Di fatto la Commissione ha già la possibilità di creare debito, il che presuppone una mutualizzazione e una certa condivisione del rischio. E sono questi gli interventi in grado di rassicurare in certa misura i mercati e dunque evitare danni maggiori.

          IL ruolo della BEI risulta particolarmente rilevante grazie alla sua maggiore flessibilità rispetto ad altri organismi, consentendole di affrontare la crisi di liquidità finanziaria delle imprese – soprattutto le medie e piccole. Sarà comunque fondamentale un buon coordinamento tre i vari organismi europei per evitare duplicazioni.

          Si apre ora, in ogni caso, una fase di discussione anche sull’entità complessiva delle risorse europee, e dunque sul bilancio dell’Unione.

          Nei prossimi mesi (e per un tempo che al momento resta indefinito) si deve affrontare una sfida per la gestione pubblica – dunque sociale e politica – delle regole di distanziamento sociale, che a sua volta avrà effetti diretti sul lavoro e sull’economia. Un grande piano europeo di investimento, sul versante delle infrastrutture, della transizione verde e del digitale, sarebbe secondo alcuni partecipanti l’unica soluzione efficace per rilanciare sia domanda che offerta. Si tratta, infatti, non soltanto di mettere a disposizione le risorse finanziarie per imprese e famiglie, ma soprattutto di sostenere consumi, produzione e investimenti europei in Europa – per non spostare semplicemente la produzione al di fuori del continente. In tal senso, è fondamentale impostare una vera strategia di crescita (e potenzialmente un nuovo modello di crescita), per un utilizzo mirato delle risorse e degli sforzi comuni. Nel caso specifico dell’Italia, gli investimenti pubblici hanno registrato negli ultimi anni un calo (oltre la media europea): ora questa tendenza verrà invertita ma diventa decisivo indirizzare la spesa laddove può essere più produttiva. E’ stato sottolineato anche che il sostegno dell’equity sarà necessario, particolarmente per le imprese italiane che hanno un problema di sotto-capitalizzazione.

          Un dato positivo potrebbe manifestarsi gradualmente nei mesi successivi alla ripresa delle attività economiche, quando è probabile che i consumi temporaneamente compressi abbiano un rimbalzo – con forti benefici soprattutto per il settore manifatturiero. Ma le ipotesi più ottimistiche richiedono senza dubbio una massiccia dose di interventi pubblici, e una grande efficienza operativa (a livello europeo, nazionale, e locale) nella destinazione delle risorse e nel loro utilizzo.