Vai al contenuto
Attività

La digital society tra democrazia, informazione e tutela degli utenti

    • Incontro in modalità digitale
    • 8 Novembre 2021

          La questione del rapporto tra informazione e potere non è nuova. Già Polibio individuava nell’oclocrazia una degenerazione della democrazia in cui la massa si illude di esercitare liberamente le proprie prerogative, diventando invece uno strumento animato di uno o più gruppi. La crescita esponenziale di soggetti interconnessi ha dato luogo alla formazione di un consistente flusso informativo in rete che le piattaforme sono chiamate a gestire, al fine di garantire una sua corretta fruizione da parte degli utenti. Questa attività richiede di discernere tra contenuti leciti e quelli che possono costituire violazioni. Il paradigma del mercato delle idee appare oggi in crisi di fronte al proliferare delle strategie di disinformazione che caratterizzano la società digitale. Il rischio è la trasformazione del mercato delle idee nel mercato delle verità.

          Il digitale è un ambiente del tutto nuovo, nel quale il problema centrale diviene comprendere come le vite delle persone possano collocarsi al suo interno, con una piena tutela dei diritti fondamentali che consenta anche di sfruttare al massimo le potenzialità della tecnologia. Il passaggio da un sistema capitalistico industriale a un meccanismo di produzione digitale ha avuto un impatto rilevante sulla politica, determinando una disintermediazione tra rappresentanti e rappresentati, tra elettori ed eletti. La sfida dei prossimi anni è quella di capire se, e come, sia possibile introdurre una nuova forma di intermediazione. Nel frattempo, nell’attuale contesto, si osserva un maggiore interventismo dei poteri pubblici. Le grandi piattaforme digitali, per esempio, si sono formate in una dimensione di natura prettamente contrattuale, dunque in uno spazio regolatorio vuoto, senza norme di diritto pubblico, né nazionali, né sovranazionali. Oggi si ritiene imprescindibile una regolazione amministrativa più penetrante, che responsabilizzi le piattaforme.

          D’altro canto, nell’attività di regolazione occorre impiegare la massima attenzione. Lo spazio digitale, infatti, presenta due dislivelli: l’asimmetria tra i regolatori e lo squilibrio nell’applicazione di norme in territori diversi. La prima deriva dal fatto che, a fronte di regolatori nazionali, gli operatori economici digitali regolati sono spesso multinazionali, che possono quindi eludere le regolamentazioni statali. Il secondo dipende dalla circostanza per cui, a fronte di normative globali e internazionali sul digitale, l’applicazione e il recepimento di esse a livello statale può avvenire con modalità tali da impedire la realizzazione di una tutela pienamente armonizzata, in cui le differenze di regolazione tra gli ordinamenti siano trascurabili.

          Da questo punto di vista, molto importanti sono le evoluzioni a cui si assiste nell’Unione europea e negli Stati Uniti. L’Unione europea si è posta alla guida di uno sforzo globale volto a dettare regole per difendere le persone, la democrazia e l’equità online. Dal 2016 il GDPR ha previsto un’ampia disciplina della tutela della riservatezza. Recentemente, con il Digital Service Act, si mira a creare un ambiente digitale trasparente, libero e sicuro, mentre con il Digital Markets Act si intende limitare l’abuso della posizione dominante nel mercato da parte delle piattaforme. Inoltre, la Commissione europea ha proposto una cornice generale di principi digitali, tra i quali vi sono: il diritto a un accesso universale a internet, quello a una connettività di alta qualità, quello di ricevere un’istruzione adeguata a controllare le tecnologie e quello all’accesso a servizi digitali equi e non discriminatori. Nell’ultimo anno, anche negli Stati Uniti si sono registrate proposte legislative focalizzate sui contenuti digitali e sulla trasparenza algoritmica, come il Justice Against Malicious Algorithm Act e il Filter Bubble Transparency Act.

          L’Unione europea e gli Stati Uniti sono partner privilegiati che condividono l’ambizione comune di garantire che le regole per l’economia digitale riflettano principi democratici comuni. In questa prospettiva è stato creato il Trade and Technology Council, volto a facilitare la cooperazione sulle politiche dello spazio digitale transatlantico, come la sicurezza informatica, la gestione dei dati, le regole delle piattaforme online, la mitigazione dei rischi legati all’intelligenza artificiale. Sempre in questa ottica, gli Stati Uniti presto inviteranno l’Unione europea, la Francia, la Germania, il Regno Unito, il Canada, l’Australia e il Giappone a partecipare all’alleanza per il futuro di internet. Occorre che le due sponde dell’Atlantico cooperino nella regolazione digitale per evitare una balcanizzazione delle normative.

            Contenuti correlati