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Attività

International Forum on Food Security Coordination

    • Roma
    • 4 Maggio 2016

          Le agenzie delle Nazioni Unite con sede a Roma – il WFP (World Food Programme), l’IFAD (International Fund for Agricultural Development) e la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) – sviluppano e attuano programmi essenziali per garantire la sicurezza alimentare e promuovere interventi umanitari a livello mondiale. La loro influenza è rafforzata da un’efficace collaborazione con imprese, ONG e governi  nazionali, sempre più importante per mettere a punto progetti pilota e impiegare i fondi  necessari allo sviluppo del sistema alimentare. Il Forum per il Coordinamento della Sicurezza Alimentare ha cercato di individuare i metodi più efficaci per rafforzare il coordinamento fra le iniziative esistenti nel contesto della crisi umanitaria globale che stiamo vivendo.

          La discussione si è inizialmente concentrata sulle strategie per migliorare la collaborazione fra le ONG e il settore privato con le agenzie delle Nazioni Unite e sul ruolo delle imprese nella sicurezza alimentare globale. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG: Sustainable  Development Goals) non sono esclusiva responsabilità dei governi, ma dovrebbero essere intesi come indicazioni per promuovere la convergenza fra ONG, grandi imprese e agenzie dell’ONU sullo sviluppo della sicurezza alimentare. Per raggiungere l’Obiettivo 2, ovvero la Libertà dalla Fame, non basteranno gli aiuti allo sviluppo, ma saranno decisivi anche gli investimenti del settore privato e dei governi nazionali.

          Le organizzazioni che mirano a garantire la sicurezza alimentare devono riconoscere oggi che il modello operativo del settore privato si basa sulla ricerca del profitto, e che, utilizzando questo modello, le grandi imprese possono svolgere un ruolo importante a sostegno dei piccoli produttori a livello mondiale. Gli esperti hanno sottolineato l’importanza delle imprese che perseguono grandi obiettivi attraverso le loro attività e i sistemi di incentivazione. Sia le ONG che il settore privato possono favorire,  nel lungo periodo, la trasformazione sostenibile delle aree rurali, compresa la diversificazione delle economie agricole e il miglioramento della qualità della vita attraverso gli investimenti nelle infrastrutture, l’accesso all’acqua e ai servizi igienici e a un’assistenza sanitaria di buona qualità a prezzi abbordabili. La maggior parte delle imprese multinazionali riconosce oggi  l’importanza degli Obiettivi SDG, ma sta ancora cercando di capire come perseguirli e questa, per le organizzazioni che hanno il compito di promuovere la sicurezza alimentare, è una buona occasione da cogliere immediatamente per coinvolgere il settore privato.

          Durante il dibattito si è suggerito di non sottovalutare l’importanza della volontà politica e del settore privato. I pesanti effetti sulla sicurezza alimentare, derivanti dal cambiamento climatico e dalla crisi dei rifugiati oggi in corso, esigono che gli esperti spieghino ai non esperti e ai decisori quali sono le finalità degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e in che modo la sicurezza alimentare e nutrizionale sono connesse all’adattamento climatico, alle migrazioni, all’occupazione, alla salute e allo sviluppo economico.

          È necessaria, inoltre, una vera rivoluzione intellettuale per trasformare e comprendere pienamente il rapporto necessario di cooperazione fra il settore pubblico e quello privato. E, a questo scopo, si deve passare da forme di collaborazione difficile, che richiedono tempi lunghi e sono oggi poco strutturate, all’individuazione di strumenti efficaci e più convergenti e all’adozione di rigorosi metodi di valutazione. Durante il dibattito è emersa l’esigenza di un approccio scientifico alla cooperazione e di una convergenza strategica dei   sistemi di incentivazione.

          Sono poi state esaminate le possibilità di mobilitare risorse per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile  attraverso un coordinamento finanziario  internazionale. Tenuto conto degli attuali flussi migratori interni e internazionali e della combinazione delle crisi in atto a livello globale, il settore pubblico e i finanziamenti ODA/RBA (Official Development Assistance/ Results based financing) non saranno sufficienti per raggiungere l’obiettivo SDG-2. È importante sottolineare che i piccoli contadini dovrebbero essere riconosciuti come parte del settore privato (ovvero come soggetti che possiedono beni, effettuano investimenti e ricavano profitti), e la crescita del settore agricolo andrebbe vista come un’opportunità economica per gli investitori e i  riassicuratori. Per sfruttare la tecnologia e le infrastrutture allo scopo di promuovere lo sviluppo  dell’agricoltura si possono usare meccanismi finanziari specifici fra cui obbligazioni per lo sviluppo,  social impact bonds (obbligazioni agganciate al raggiungimento di un determinato risultato sociale N.d.T.), finanziamenti pubblici  combinati  con investimenti locali, strumenti finanziari misti che combinano investimenti commerciali con gli aiuti allo sviluppo, e investimenti sinergici (ad esempio, investimenti nel settore idrico che vanno a vantaggio anche della  sicurezza alimentare).

          Nella fase finale, la discussione si è incentrata in particolare sulle previsioni degli effetti del cambiamento climatico e delle migrazioni sulla sicurezza alimentare e sul ruolo di un coordinamento internazionale per affrontare questa sfida. La sicurezza alimentare globale è minacciata da crescenti livelli di volatilità – ormai considerata come la nuova normalità – nei mercati finanziari e in quelli dell’agricoltura e dell’energia: un fenomeno che può essere dovuto a conflitti politici, al cambiamento climatico, alle politiche agricole nazionali o all’intervento di altre varabili. Nello stesso tempo, si prevede che la rapida crescita demografica in Asia e nell’Africa sub-sahariana, specialmente nelle regioni refrattarie alla pianificazione familiare o all’emancipazione femminile, determinerà un aumento dei flussi migratori man mano che la tecnologia accrescerà  la consapevolezza individuale delle opportunità offerte dall’estero.

          È stato osservato che le migrazioni sono causate non solo da eventi catastrofici come le guerre e le calamità naturali, ma anche dalla lenta evoluzione di tendenze quali il cambiamento demografico e quello climatico. Pertanto, invece di limitarsi a pianificare strategie per far fronte alle crisi e alle ondate migratorie, i decisori, in qualsiasi campo, dovrebbero cercare nuove opportunità per migliorare gli standard di vita attuali. Per esempio, sviluppando  sistemi più efficienti di gestione del lavoro all’interno delle loro catene di approvvigionamento e creando modelli economici sostenibili per l’agricoltura nei mercati nazionali. I capi di governo dovrebbero cercare di creare ambienti normativi stabili favorevoli agli investimenti del settore privato e assegnare alle donne un ruolo propulsivo nella crescita economica, garantendo loro l’accesso all’istruzione e al mercato del lavoro. Le migrazioni possono essere senza dubbio molto utili per i paesi d’origine grazie all’invio di rimesse di denaro. Al tempo stesso il fenomeno migratorio pone il gravissimo problema del traffico internazionale di esseri umani, e soprattutto di donne, che va affrontato a livello globale.

          I partecipanti al Forum hanno convenuto che la sicurezza alimentare deve essere considerata una priorità nell’ordine del giorno del 43esimo vertice del G7 che avrà luogo in Sicilia nel maggio del 2017. Mentre l’Italia si prepara ad assumerne  la presidenza, la sicurezza alimentare può ancora una volta venir messa al primo posto nell’agenda globale (com’è avvenuto durante il vertice a L’Aquila). Nel corso del dibattito è stata sottolineata la necessità di riconoscere la grande importanza della sicurezza alimentare come uno dei principali obiettivi SDG, considerando che i più alti livelli di crescita demografica sono previsti proprio in quelle regioni dipendenti dall’agricoltura dove l’insicurezza alimentare è più forte.

          La complessità di questa sfida sta nell’effetto combinato che le guerre, le esplosioni demografiche e i cambiamenti climatici possono avere sulla sicurezza umana, su quella  alimentare e sulle tendenze migratorie (e viceversa), nel contesto ormai globale della lotta per eliminare la fame e assicurare l’uguaglianza economica e i diritti civili delle donne e per favorire uno sviluppo sostenibile per tutti gli abitanti del pianeta.

          Il Forum si è basato sul lavoro del Food Security Strategy Group dell’Aspen Institute, ovvero su una serie di incontri e di dialoghi internazionali, ospitati a Roma presso la sede Aspen fra il 2013 e il 2015, che hanno affrontato il problema della  sicurezza alimentare a lungo termine. Nella sua relazione finale, lo Strategy Group ha raccomandato  come uno dei sei obiettivi prioritari il rafforzamento della sicurezza alimentare, anche attraverso sistemi di standardizzazione della cooperazione fra settore pubblico e settore privato.