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Attività

Industry 4.0: comparing best practices in the EU

    • Milano
    • 2 Febbraio 2017

          La quarta rivoluzione industriale è ormai decollata, sfruttando tecnologie che superano i confini tra le sfere fisiche, digitali e biologiche.  Robotica, intelligenza artificiale, big data, clouding, Internet delle cose, stampanti 3-D e 4-D sono solo alcune delle nuove tecnologie che stanno irrompendo con forza nell’economia in generale e nella manifattura in particolare.  La velocità, l’intensità e la portata con la quale queste innovazioni stanno stravolgendo i settori più disparati non hanno precedenti.

          I vantaggi derivanti dall’adozione di tecnologie digitali sono molteplici. I processi produttivi diventano più flessibili ed efficienti, la produttività aumenta e la qualità dei prodotti migliora. Vengono soprattutto premiate, in termini di guadagni di competitività e di apertura di nuovi sbocchi di mercato, quelle aziende che riescono a portare la propria tradizione manifatturiera in cima alla frontiera tecnologica. 

          Grazie all’attivismo dei colossi tecnologici domestici e a un forte coinvolgimento del governo federale, la Germania è stata la prima economia ad adottare nel 2011 un framework formale per l’industria 4.0. Il piano tedesco tendeva a concentrare gli sforzi sulla ricerca applicata, il project financing e gli incentivi fiscali per le start-up altamente tecnologiche. Negli anni successivi,  Regno Unito, Olanda e  Francia hanno adottato iniziative simili, adattandole alle caratteristiche dei loro settori manifatturieri. 

          L’Italia, che vanta la seconda manifattura europea per dimensioni, arriva con ritardo, ma in tempo per non perdere l’onda. Appropriati e mirati investimenti nelle nuove tecnologie possono permettere di rimettere in moto un settore fortemente compromesso dalla crisi finanziaria, trasformandolo in un importante volano di crescita. Le imprese sono chiamate a integrare, all’interno di macchine e sistemi, le tecnologie di sensorizzazione, networking e automazione tipiche della quarta rivoluzione industriale. Nel lungo periodo, se si affermassero standard aperti a supporto della interoperabilità tra sistemi di imprese diverse, la struttura industriale italiana potrebbe beneficiare anche di nuovi strumenti di interconnessione per creare network di imprese estesi anche al di fuori dei confini nazionali.  

          La strategia italiana per l’industria del futuro poggia su tre pilastri. Innanzitutto, vengono introdotti incentivi fiscali ispirati alla neutralità settoriale e tecnologica, per permettere ad attori grandi e piccoli, nelle industrie più disparate, di avvantaggiarsi delle opportunità create dalle nuove tecnologie. In secondo luogo, vengono destinate risorse finanziarie per facilitare l’accesso al credito a scopo d’investimento a quelle imprese che vantano un rating basso. Infine, vengono attivate collaborazioni con diversi attori, pubblici e privati, per la diffusione delle competenze più adeguate per l’industria del futuro.

          Nonostante la direzione sia quella giusta, la sfida per l’Europa, e non solo per l’Italia, rimane enorme. Si devono creare i giusti incentivi per innovare, attraendo talenti da fuori, trattenendo quelli formati in loco e convogliando le risorse sui progetti più promettenti. Vi è poi il problema dell’istruzione che deve adeguarsi ai cambiamenti della quarta rivoluzione industriale in tempi rapidi. Ma la sfida più grande è rappresentata dalla formazione continua, soprattutto per lavoratori in fase avanzata di carriera che faticano a tenere il passo con i grandi cambiamenti tecnologici di oggi. L’Italia, con i suoi tempi, ha grandemente beneficiato delle rivoluzioni industriali del passato. Con lungimiranza e cooperazione tra i diversi stakeholder, si può trasformare anche la rivoluzione digitale in una grande opportunità per l’economia italiana. 

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