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Attività

Industrial renaissance: digital disruption and the post 4.0 economy

    • Torino
    • 5 Novembre 2018

          Creatività scienza e tecnologia sono gli elementi fondamentali del radicale cambiamento che la rivoluzione digitale ha portato nell’industria di questi anni. La manifattura – e soprattutto la additive manufacturing- ha beneficiato dell’introduzione dell’intelligenza artificiale, dell’Internet of Things, delle stampanti 3 D che hanno accelerato i tempi e i modi della produzione. Il dato principe  della rivoluzione digitale non è solo tecnologico, ma è soprattutto culturale. Vengono creati nuovi materiali, molti fornitori si adeguano e molti altri in questo nuovo ecosistema spariscono.

          Gestire al meglio il cambiamento vuol dire ridare centralità alla formazione. È proprio il capitale umano al centro della nuova rivoluzione industriale sia che si debba ri-formare cinquantenni espulsi dal mondo del lavoro che formare sin dai licei tecnici la nuova manodopera specializzata. Non è la tecnologia che “ruba” il lavoro, ma è la formazione inadeguata che lascia i giovani nella disoccupazione. Nel nuovo scenario un ruolo fondamentale può giocarlo la blockchain, una realtà in grado di mettere sul piatto nuovi business model. Accanto agli investimenti, sempre necessari, vanno sviluppate soprattutto nuove competenze in grado di navigare nel mare dell’innovazione.

          Le PMI italiane non sono solo moda, cibo o mobili ma anche meccanica e trasporti. L’Italia ha il quinto  surplus del mondo generato dalle PMI. Sono 34.000 le imprese esportatrici, numero superiore rispetto a Germania e Stati Uniti. E L’Italia ha il quinto  surplus del mondo generato dalle PMI.

          La disruption indotta dalla rivoluzione digitale sta cambiando anche il mondo delle società quotate. Tutto fa pensare che vengano privilegiate le strategie di lungo periodo: a fronte del mito dei risultati a breve. Investire nel lungo periodo offre maggiori vantaggi e porta maggiore occupazione .

          La rivoluzione  digitale impatta anche sull’organizzazione delle città e sulla trasformazione urbana. Sono state presentate alcune  best practices di smart cities  come Barcellona, Tel Aviv e Torino. A Barcellona si sta sperimentando una governance aperta, con grande trasparenza relativamente budget , stipendi e modalità trasparenti per gli appalti pubblici. Si sperimenta in città un modello di economia circolare e di mobilità integrata. Tel Aviv a sua volta è diventata una città di grande attrattività per gli investimenti in alta tecnologia e innovazione richiamando investimenti e produzioni internazionali. E continua a crescere a prescindere dalla politica e dalle conflittualità arabo-israeliane. Torino a sua volta ha lanciato centri di competenza, un punto di incontro tra formazione e nuove competenze in una ricerca efficace per combinare domanda e offerta.

          La rivoluzione digitale deve essere considerata un’occasione per un cambiamento culturale del mondo del lavoro: le vecchie categorie novecentesche non sono più adeguate, soprattutto sul fronte occupazionale. Non ci sarà in futuro più distinzione tra lavoro autonomo e lavoro dipendente e crescerà il numero dei professional.

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