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Attività

Il ruolo dei fondi previdenziali per il rilancio del sistema paese

    • Roma
    • 7 Ottobre 2015

          Il sistema previdenziale italiano ha attraversato molteplici tentativi di riforma negli ultimi 25 anni. Dalla riforma Dini a quella Fornero, gli interventi che si sono susseguiti hanno dato priorità all’equilibrio dei conti pubblici su cui si basa il primo e più importante pilastro della previdenza italiana. Al tempo stesso si è puntato a rafforzare gli altri due pilastri della previdenza complementare e integrativa con risultati non sempre soddisfacenti. La riforma di un sistema pensionistico è una questione complessa che impatta sul progetto di vita di milioni di cittadini. Per questo motivo, la prudenza da parte della politica è d’obbligo. Troppe volte, infatti, sono state cambiate le regole del gioco ed è stata minata la fiducia nella stabilità del sistema.

          Oggi, all’urgenza di fare quadrare i conti pubblici, si aggiunge la pressante necessità di trovare canali di finanziamento alternativi a quello bancario per sostenere il tessuto produttivo e imprenditoriale nazionale e rilanciare gli investimenti dopo anni di stagnazione.

          La previdenza di secondo e terzo pilastro sta gradualmente crescendo e i fondi previdenziali, con i loro orizzonti di lungo termine, sembrano gli attori finanziari meglio attrezzati a raccogliere la sfida. I problemi però sono tanti: dal nanismo alle inefficienze, da una governance non sempre trasparente a una regolamentazione non sempre incentivante. Il risultato è che i fondi pensione italiani investono poco nel sistema paese.

          È, dunque, auspicabile favorirne un aumento delle dimensioni e dell’efficienza, stimolare la concorrenza, incentivare la creazione di fondi per investire nell’economia reale. È necessario, al tempo stesso, aumentare la percezione da parte delle famiglie italiane che il primo pilastro della previdenza non sarà più sufficiente a breve per garantire un tenore di vita dignitoso. Servono meccanismi adeguati di comunicazione, da un lato, e di incentivazione di tipo fiscale, dall’altro.

          In questo quadro non possiamo dimenticare il ruolo dell’Unione Europea che con la febbrile attività di regolamentazione finanziaria degli ultimi anni è diventato un interlocutore imprescindibile. Con il lancio del progetto di Capital Markets Union, la direzione in cui si muove l’Unione è chiara: il sistema continentale, tradizionalmente bancocentrico, punta a  favorire canali alternativi di finanziamento facilitando l’accesso delle imprese ai mercati dei capitali e smantellando le barriere tra paesi.

          Solo nell’ambito di un più ampio progetto europeo e di una visione politica di lungo termine,  i fondi della previdenza complementare e integrativa potranno aiutare l’Italia a vincere la duplice sfida: da un lato, fornire linfa vitale al sistema paese per tornare a crescere e, dall’altro, mantenere le promesse pensionistiche senza violare il patto tra le generazioni.