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Attività

Il passaggio generazionale in Italia

    • Incontro in modalità digitale
    • 16 Novembre 2020

          Le aziende sono attori fondamentali per la ripresa di un’economia come quella italiana, duramente colpita dalla pandemia. E perché questa ripresa sia di successo bisogna guardare all’ossatura del sistema economico: le innumerevoli piccole e medie imprese familiari. Oggi il passaggio di testimone fra le generazioni diventa, quindi, un tema ancor più importante di quanto non lo sia stato negli ultimi decenni della storia italiana. In gioco c’è l’esito di importanti sfide che attendono la manifattura nazionale: la trasformazione digitale e la transizione ambientale.

          Nell’ultimo decennio, secondo uno studio di Intesa Sanpaolo, il processo di passaggio – o meglio dell’affiancamento – generazionale anziché velocizzarsi ha perso slancio: l’età media dei capi-azienda è passata da 53 a 60 anni, mentre poco meno di un terzo fra chi guida le imprese italiane ha più di 65 anni. Il futuro a breve termine e le incognite della ricostruzione economica post-coronavirus presentano due possibili esiti: da un lato la scelta di congelare ulteriormente ogni cambiamento a fronte delle crescenti incertezze, dall’altro quella di accelerare il necessario rinnovamento perché solo così è possibile cogliere le opportunità della ripresa.

          Favorire l’ingresso delle nuove generazioni nei consigli di amministrazione, infatti, porta a provati benefici in termini di competitività, spingendo al contempo sull’acceleratore di innovazione e sostenibilità, due driver di crescita fondamentali per le aziende. Eppure non sempre le nuove generazioni sono interessate o hanno gli strumenti per affrontare il passaggio generazionale. Per questo è importante innanzitutto distinguere fra il mantenimento della proprietà aziendale e quello della gestione. Nel secondo caso un passo indietro della famiglia e l’inserimento di manager esterni, anche se parte di un processo lungo e complesso, portano sicuramente benefici di lungo periodo. La managerializzazione, del resto, si accompagna spesso all’apertura al capitale che rimane un grande catalizzatore per la crescita dimensionale.

          Per guidare la crescita di un’azienda e sostenerne i passaggi critici, preparazione e formazione sono elementi chiave: anche il ruolo dell’azionista, infatti, deve essere oggetto di educazione perché, mentre prodotti e servizi cambiano nel tempo, le famiglie fondatrici rimangono le custodi dei valori su cui l’azienda è stata fondata e può continuare a prosperare. L’affiancamento generazionale deve essere un processo condiviso e di ampio respiro: le generazioni in uscita devono affiancare le nuove apprendendo a essere buoni mentor; le nuove devono a loro volta essere in grado di insegnare e far capire alla generazione precedente l’importanza di nuovi strumenti, ad iniziare da quelli tecnologici, in un processo di reverse mentorship.

          Del resto solo con un affiancamento e uno scambio di competenze generazionali, nel quadro di una governance adeguata, si possono mettere le basi perché le tante PMI italiane, nate da esperienze artigianali nel secondo dopoguerra, possano continuare a crescere fino a diventare leader internazionali nei loro settori di riferimento, conservando e offrendo al contempo un futuro promettente al patrimonio industriale italiano.