Questo incontro si inserisce nel percorso promosso da Aspen Institute Italia a sostegno delle imprese attraverso la promozione dell’efficienza ed efficacia delle pubbliche amministrazioni. Per questa occasione l’Istituto ha realizzato una articolata ricerca con il coordinamento scientifico del professor Sabino Cassese. Caratteristica originale di questo lavoro è il contributo che diversi associati esposti alle sfide imprenditoriali e produttive hanno fornito con valutazioni e proposte a servizio del dibattito che l’Italia ha in corso. Obiettivo della ricerca e del conseguente dibattito è definire, dall’analisi dei vincoli amministrativi alle attività d’impresa, un modello di risposta a livello di sistema che possa costituire una risorsa per le relative iniziative, politiche e normative. È confermato che vincoli amministrativi ingiustificati e regole poco chiare continuano a condizionare negativamente l’attività d’impresa. La stratificazione di norme, la sovrapposizione di adempimenti, la pluralità di soggetti pubblici regolatori, i tempi lunghi e incerti dei procedimenti amministrativi rappresentano i fattori che maggiormente contribuiscono a creare un contesto sfavorevole all’iniziativa imprenditoriale.
I ritardi nell’attuazione di nuove leggi, la mancanza di coordinamento tra normative differenti e le incertezze interpretative, dovute anche a orientamenti giurisprudenziali contrastanti, costituiscono un grave ostacolo al normale svolgimento delle attività produttive. La stratificazione delle attribuzioni tra le varie pubbliche amministrazioni rende difficilmente intelligibile il quadro giuridico complessivo e scoraggia la realizzazione di investimenti vitali per la sopravvivenza e il successo delle imprese italiane nei mercati globali.
L’incertezza delle norme e l’imprevedibilità dei comportamenti della pubblica amministrazione impone il ricorso delle imprese, specialmente quelle di minori dimensioni, a professionisti esterni per una corretta gestione di complessi adempimenti. Gli oneri eccessivi imposti dalle discipline di settore nei confronti delle imprese impediscono alle grandi società straniere di concepire l’Italia come una terra di opportunità e di possibili investimenti.
I maggiori vincoli amministrativi alle attività di impresa derivano dagli adempimenti relativi al governo del territorio, dagli obblighi delle discipline ambientali, dagli oneri legati alla gestione dei rapporti di lavoro del personale dipendente e dagli adempimenti connessi alle normative di carattere fiscale. Le varie riforme relative alla semplificazione amministrativa che si sono susseguite nel corso degli anni non sono state davvero risolutive, perché hanno spesso trovato molti ostacoli sulla via della loro concreta attuazione e implementazione. Nonostante il fallimento o il parziale successo delle esperienze passate, restituire al mondo produttivo velocità, semplificazioni e certezze rimane un obiettivo di strategia economica e di sviluppo fondamentale per l’Italia.
La ricerca realizzata da Aspen Institute Italia e il dibattito che ha animato la Tavola Rotonda hanno evidenziato molte soluzioni da adottare. Ad esempio (e rinviando alle più precise indicazioni della ricerca): occorre rendere più stringenti i tempi dei procedimenti amministrativi, responsabilizzare maggiormente le amministrazioni, rendere obbligatoria una valutazione preventiva dell’impatto che l’introduzione di nuove misure regolatori e genera nei confronti delle imprese. Si deve ridurre il volume di documenti che le imprese devono produrre per ottenere autorizzazioni e permessi, potenziare la digitalizzazione della pubblica amministrazione. I dirigenti pubblici devono essere messi nelle condizioni di adottare decisioni adeguando le norme al caso concreto. Inoltre, si auspica un maggiore grado di stabilità delle leggi nel periodo di ammortamento di un investimento, tale per cui il regolatore può modificare le norme in relazione agli investimenti futuri, senza intervenire su quelli già effettuati. Si possono, in generale, rendere più proporzionali gli adempimenti amministrativi e si può, infine, prevedere una corsia preferenziale per i grandi investimenti strategici che abbiano un impatto economico di rilievo regionale o nazionale.