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Attività

Global energy outlook and the big transitions

    • Venezia
    • 12 Luglio 2013

          Il settore energetico ha nell’economia globale un ruolo di primo piano: ecco perché l’attuale recessione impone un’attenta valutazione delle tendenze che si stanno registrando nel settore. Prima dell’insorgere della crisi, sembrava prossimo a una profonda ristrutturazione a fronte della scoperta di nuove fonti di gas naturale e della crescente preoccupazione per l’ambiente. Gli effetti della recessione economica, anche se devono ancora essere pienamente compresi, sono comunque destinati ad essere asimmetrici. Da un lato, i tassi di crescita bassi (e talvolta negativi) stanno aiutando alcuni paesi a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni dannose:dall’altro, prosegue il dibattito sulle fonti di “energia pulita”.

          Tuttavia, tre combustibili fossili (petrolio, carbone e gas naturale) ricoprono da soli l’87% del consumo globale di energia primaria. Se a questi si aggiunge anche l’energia nucleare, tale percentuale sale al 92%. In particolare il petrolio continua ad essere l’elemento principale del sistema energetico mondiale, detenendo ovunque la chiave dei prezzi dell’energia. Di fatto, negli ultimi anni, il prezzo del petrolio si è mantenuto su livelli elevati, spingendo al rialzo anche quello del gas e del carbone. I consumatori nel mondo trarrebbero beneficio da un prezzo del petrolio più basso che aiuterebbe l’economia mondiale a rimettersi in forze. Al momento, però, un abbassamento del prezzo del petrolio sembra improbabile, a causa della struttura del settore petrolifero e, soprattutto, della rendita di cui beneficiano i maggiori produttori di petrolio. In un mercato petrolifero così disfunzionale, è probabile che i prezzi vengano mantenuti alti dagli stati con livelli di consumi elevati, anche se la domanda continuerà a non essere particolarmente elevata.

          In questo quadro, negli ultimi tempi, grande attenzione si è prestata alla transizione dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili. Storicamente, le transizioni in campo energetico hanno richiesto lunghi periodi di sviluppo per arrivare a modificare gradualmente la composizione delle fonti utilizzate per il riscaldamento, i trasporti e l’illuminazione. Il passaggio più probabile nei prossimi venti o quaranta anni non riguarda tanto l’ascesa delle energie alternative quanto quella del gas naturale che è destinato a diventare, da solo, il principale combustibile a livello mondiale.

          In particolare, si prevede che il gas di scisto rivestirà un ruolo di primo piano. Negli Stati Uniti, la produzione interna di questo gas è passata dall’1% del 2000 a oltre il 20% del 2010, e, secondo le stime, arriverà a coprire il 46% della fornitura statunitense di gas entro il 2035. Le tecnologie alla base della “rivoluzione del gas da scisto”, ossia la trivellazione orizzontale e la fratturazione idraulica (fracking),  sono state fortemente ostacolate, soprattutto in Europa. A parte le preoccupazioni politiche, le caratteristiche geologiche del vecchio continente e l’elevata densità della popolazione sembrano essere un freno all’adozione di tali tecnologie estrattive. Di conseguenza, l’economia americana si troverà in una posizione di vantaggio, ma i benefici indiretti dell’abbassamento dei prezzi globali dell’energia prodotto da tale “rivoluzione” ricadrebbe oltre i confini del Nord America.

          L’inevitabile spostamento degli equilibri geopolitici che una minore dipendenza dal petrolio (specialmente quello russo) comporterebbe è una questione che le istituzioni politiche europee possono difficilmente ignorare. Nel medio termine, i paesi europei si trovano intrappolati tra la necessità di stimolare la crescita (potendo contare su forniture certe e possibilmente a prezzi ragionevoli), diversificare le fonti energetiche, ridurre le emissioni dannose, e rimanere competitivi nei principali componenti dell’intero settore energetico.

          Sebbene i benefici di un mercato energetico interno si stiano progressivamente materializzando, vi sono ancora delle sfide che devono essere affrontate con urgenza per poter completare tale mercato entro il 2014. La transizione verso un sistema europeo sostenibile, a basso consumo di carbone ed energeticamente efficiente entro il 2020 (e oltre) è a rischio e richiede ulteriori importanti progressi sull’interconnessione delle varie reti nazionali. In particolare serve investire quanto prima nella creazione di un’infrastruttura energetica realmente trans-europea.  È necessario promuovere partnership tra il settore pubblico e quello privato per la realizzazione di tale infrastruttura, e ricercare nuovi meccanismi di finanziamento migliorando i classici schemi di project financing.