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Attività

Gestire l’uscita dalla crisi: opinione pubblica e industria della comunicazione

    • Incontro in modalità digitale
    • 14 Maggio 2020

          Covid-19 è per l’Italia, come per molti altri Paesi del mondo, un vero e proprio “ictus sociale “che impone al sistema economico e sociale una ripresa lenta della durata minima di due anni, se non di quattro, per i meno ottimisti. Il 65% degli italiani, secondo la DOXA, considera ancora prevalente la preoccupazione per l’emergenza sanitaria, a fronte di un 35% che teme per le conseguenze economiche della pandemia. E il 66% è convinto di non riuscire a mantenere il proprio tenore di vita e non poter tutelare i propri risparmi, mentre solo per l’8% non esiste preoccupazione alcuna per la personale situazione economica.

          Nella prima fase di lockdown – il momento in cui tutto il Paese è diventato zona rossa – si è assistito ad un “salto quantico” caratterizzato da una crescita esponenziale dell’uso del digitale. Ed è molto probabile che, una volta rientrata l’emergenza, non si ritornerà più indietro: smart working e insegnamento a distanza, in qualche forma, rimarranno. Durante la “quarantena” spettava alla comunicazione convincere le persone a stare in casa e i dipendenti a lavorare in smart working. Si è allora, di fatto, assistito al più massiccio e coordinato piano di comunicazione sociale mai sperimentato nel dopoguerra.

          Sul fronte della comunicazione televisiva la pandemia ha indotto un rafforzamento del ruolo del servizio pubblico in Italia, con un importante riposizionamento del mercato culturale e con la valorizzazione di teatro, opera lirica, musica sinfonica e mostre d’arte virtuali. L’attività della televisione pubblica servirà in futuro come importante leva per sostenere la ripresa del settore culturale in Italia. A seguito della chiusura delle scuole la RAI ha particolarmente rafforzato la programmazione didattica sui vari canali dedicati. A dimostrazione dell’importanza del rapporto con il territorio, la pandemia ha indotto un aumento del 40 % negli ascolti dei telegiornali regionali. Infine, il grande successo di RAIPLAY: la piattaforma digitale della RAI ha registrato in un anno 127 milioni di visitatori e 1 miliardo di visualizzazioni, pari al 14% in più del passato, con una crescita del pubblico più giovane under 40.

          È il sistema televisivo nel suo complesso a registrare buoni risultati, con un incremento del 35% degli ascolti pari a 3 milioni e mezzo.  Anche le piattaforme digitali private registrano sostanziosi incrementi delle news, un’ulteriore prova di riscatto per la buona informazione. Secondo la DOXA 58%  degli italiani considera i telegiornali una fonte di informazione affidabile. Il pubblico è tornato a fissare una gerarchia di fonti credibili, decretando peraltro una rivincita della competenza. Con qualche falla: come i vistosi errori di comunicazione dell’OMS e una non sempre coerente esposizione televisiva per virologi ed epidemiologi. Notevole è stato il ruolo investigativo del giornalismo per chiarire molte zone d’ombra, soprattutto quelle dei ritardi da parte della Cina che per settimane ha tenuto nascosta l’epidemia. Questa capitalizzazione del consenso dei mezzi di informazione non va assolutamente  sprecata.

          L’emergenza economica indotta dalla pandemia porterà anche ad un cambiamento nella gestione della leadership aziendale, con un incremento del ruolo strategico della comunicazione e della tecnologia digitale. Crescerà l’attenzione per la reputazione del brand, lo smart working ridisegnerà l’ambiente fisico del lavoro e il top management dovrà esercitare una leadership fatta di autorevolezza e non più di controllo fisico. Crescerà in azienda l’importanza dei valori civili e la stessa impresa verrà ridisegnata intorno a valori di cittadinanza e sostenibilità, che però andrà intesa in un modo diverso dal tradizionale paradigma della Corporate Social Responsibility.

          Il “salto quantico” della digitalizzazione ha portato molte aziende a cambiare il proprio modello organizzativo. Lo smart working è cresciuto di ben otto volte. Tutte le piattaforme per riunioni e meeting hanno registrato una crescita esponenziale di utilizzo, come ad esempio Zoom che ha incrementato di ben 56 volte la sua performance. La pandemia ha  non solo accelerato atteggiamenti e comportamenti già esistenti, ma ne ha indotti anche di nuovi. Spopola l’uso di videochiamate per aperitivi, saluti tra parenti e amici, concerti e si assiste ad un aumento delle attività sui social network – Istagram è cresciuto di ben quattro volte. La rete – e non era affatto un risultato scontato – ha retto molto bene. Il traffico è raddoppiato, anche se questo non ha voluto dire un automatico incremento dei ricavi. Non bisognerà allora mandare perduti la ulteriore crescita del mobile e questo grande sforzo di accelerazione. Andrà in primo luogo completata la rete che dovrà essere in grado di raggiungere, una volta per tutte, anche le cosiddette “aree bianche”, ovvero le località italiane ancora senza fibra.