Il settore delle life sciences rappresenta una leva strategica per trainare la ripresa di competitività delle economie avanzate e per garantire un futuro che sia basato sulla qualità. Recenti evidenze mettono in luce come il settore delle scienze della vita stia attraversando un periodo di particolare prosperità a livello globale: la pipeline di ricerca ha raggiunto livelli record, anche sospinta dalle innovazioni collegate alla diffusione della genomica e della medicina di precisione. Inoltre le scienze della vita presentano, specialmente in Italia, un elevato valore del moltiplicatore delle interdipendenze settoriali, garantendo così ingenti spillover di conoscenza che a cascata viene messa a sistema e genera un indotto di dimensioni rilevanti, con un forte impatto anche in termini di risparmio.
Questi risultati sono stati favoriti dalla progressiva transizione da un modello prettamente industry-based di closed innovation, in cui la ricerca è svolta principalmente all’interno dei confini dell’impresa, al paradigma della open innovation, che ha portato le imprese a ricorrere a strumenti, conoscenze e competenze tecnologiche che arrivano dall’esterno e, quindi, implicano una più diffusa e vasta collaborazione con attori diversi. Parallelamente, è cambiato anche il concetto di farmaco e si è passati da una pura logica di prodotto a quella di processo, in cui il focus diventa olistico e si rendono necessari nuovi e più innovativi processi di governance, in grado di dare seguito al valore aggiunto generato per il paziente e di valutarne i risultati.
Il mercato delle idee è inoltre un mercato sempre più internazionale. Se da un lato perde valore la prossimità geografica come carattere vincolante per lo sviluppo e si moltiplicano le possibilità di generare sinergie e network con tutti gli attori coinvolti, dall’altro la ricerca non può comunque prescindere dalla massa critica e da una generale “infrastrutturazione” del mondo della conoscenza che continua a richiedere la prossimità come carattere fondante.
La globalizzazione genera, quindi, grandi opportunità che vanno però affrontare con consapevolezza strategica. Il nuovo modello collaborativo e il contesto internazionale rappresentano per l’Italia l’occasione per valorizzare i paradigmi che da sempre caratterizzano il sistema di ricerca: il peso crescente acquisito dagli studi clinici permette di evidenziare le competenze diffuse nel sistema italiano e la presenza cardine del SSN; la ricerca di base italiana è particolarmente competitiva in aree terapeutiche che hanno un peso rilevante nella pipeline internazionale; l’Italia è prima al mondo per percentuale di farmaci che prevedono value-based agreements e superano quindi la logica di puro prodotto. Inoltre, nel nuovo modello la ricerca vincente del futuro nasce da gruppi piccoli e multidisciplinari, prevalentemente localizzati nel contesto accademico oppure che da lì si evolvono in altra direzione.
Per proseguire questo processo di rafforzamento italiano nel settore Life Sciences resta necessario presidiare molteplici partite. Si pensi prima di tutto alla dimensione tecnologica e alla sempre maggiore disponibilità di Big Data: questi rendono possibile lo sviluppo di dirompenti innovazioni cliniche e farmacologiche, ma fino ad oggi in Italia non sono state trovate opportune modalità per sfruttarne pienamente le potenzialità. Inoltre, i modelli di finanziamento sono ancora deboli nel traghettare le idee innovative e trasferirle all’industria, anche stante l’incapacità di sfruttare a pieno le possibilità, seppure non sempre adeguate, offerte dal contesto nazionale e da quello europeo. A questi elementi si aggiunge la necessità di un generale investimento in capitale umano, dato che al momento sono rare le figure specificamente formate per rispondere alle rapide evoluzioni generate dall’innovazione.
L’accelerazione innescata nel settore delle scienze della vita offre per tutti gli attori l’opportunità di ripensare la propria attività e ritagliarsi un ruolo di rilievo nello sviluppo del Paese. In un contesto di collaborazione – in cui il successo dipende dall’integrazione tra i nodi della rete, dalla comprensione del potenziale innovativo di ogni singolo attore e dalla definizione di opportuni modelli di governance – non si può però pensare di approcciare le sfide del futuro basandosi sui paradigmi del passato.