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Attività

The data-driven society

    • Venezia
    • 11 Ottobre 2019

          Nella sua fase iniziale, la diffusione di Internet è stata sono contrassegnata da un ottimismo progressista riguardo ai suoi effetti favorevoli ai processi di decentramento e democratizzazione. Le informazioni sarebbero state ampiamente disponibili e avrebbero minato il monopolio del potere dei governi autoritari. In seguito, però, il mondo  sembra aver intrapreso  una via completamente diversa.

          Le autocrazie sono oggi in grado di proteggersi controllando i flussi di informazioni, mentre il carattere aperto delle democrazie le espone a  vulnerabilità che i regimi autoritari possono sfruttare attraverso la guerra delle informazioni. Insieme ai big data e all’intelligenza artificiale, la tecnologia ha reso il problema della difesa della democrazia dalla guerra dell’informazione molto più complicato di quanto ci si aspettasse solo una ventina di anni fa, producendo enormi conseguenze geopolitiche.

          L’Occidente, la Russia e la Cina sono in forte  competizione nel campo dei dati e il  rischio che questa  rivalità tecnologica possa alla fine provocare nuove guerre fredde o ibride è alto. Tuttavia, anche all’interno dell’Occidente democratico, Internet potrebbe finire per violare i suoi valori fondamentali: lo stato di diritto, la fiducia, la verità e l’apertura. Le tecnologie digitali hanno consentito un accesso e uno scambio di informazioni senza precedenti, amplificando la diffusione di notizie false e contribuendo all’aumento del populismo e alla polarizzazione delle società democratiche.

          Il problema fondamentale è che i dati sono concentrati nelle mani di alcuni attori e in particolare dei giganti della Silicon Valley, che forniscono servizi gratuiti ai loro clienti. Ma i modelli commerciali su cui si basano e la concentrazione di potere e di ricchezza che ne derivano hanno sollevato questioni pressanti sulla privacy e la proprietà dei dati.

          Nel far fronte a queste sfide, le democrazie  corrono il rischio di fare troppo poco, ma anche troppo. Le misure che riducono l’apertura e la fiducia diventerebbero ferite autoinflitte. E questo varrà sia per le misure difensive sia per quelle  offensive che le democrazie adottano. L’imitazione delle pratiche autoritarie sarebbe pertanto  autolesionista.

          Quando si cerca di sviluppare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e dai Big Data, il problema principale è quello di orientare il   paradigma digitale lungo una traiettoria che stimola l’innovazione, la partecipazione e la responsabilizzazione dei cittadini, nel rispetto dei principi fondamentali di trasparenza e collaborazione. I vantaggi dell’economia dei dati e del progresso tecnologico in settori chiave come l’intelligenza artificiale rimangono pienamente compatibili con una società democratica stabile, dinamica e prospera basata su valori liberali come la libertà e i diritti individuali.

          Ciò che serve è un approccio multidimensionale, con il coinvolgimento di più soggetti.  Per soddisfare i nuovi requisiti dell’economia digitale globale, i governi dovrebbero aggiornare i regolamenti, le norme sulla concorrenza e i sistemi di vigilanza. Le aziende dovrebbero garantire che i loro modelli commerciali e i loro prodotti siano compatibili con i diritti costituzionali degli utenti e l’integrità delle istituzioni e dei processi democratici E i cittadini dovrebbero acquisire quelle competenze informatiche che consentono di  comprendere meglio i meccanismi che regolano l’economia dei dati. Solo così, le  speranze iniziali suscitate dalla diffusione di Internet non saranno tradite.

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