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Attività

Dalla ricerca scientifica all’innovazione tecnologica: nuovi modelli, processi, attori per il trasferimento tecnologico

    • Incontro in modalità digitale
    • 21 Giugno 2021

          Il trasferimento tecnologico è un fattore abilitante cruciale per generare una solida ripresa economica. Il processo di trasformazione delle conoscenze generate dalla ricerca in tecnologie applicate si scontra, tuttavia, in Italia con uno scenario di luci e ombre: esistono numerose eccellenze nazionali, ma i dati aggregati indicano ritardi in diversi ambiti, con effetti importanti sulla capacità di creare massa critica e competitività.

          Il Paese ha bisogno di più ricerca di base, di maggiori investimenti in ricerca e sviluppo e di un più costante dialogo fra università e imprese. Esiste poi un tema che riguarda le competenze digitali, tecniche e scientifiche, con una carenza di capitale umano di formazione STEM rispetto alle principali economie europee. Infine, c’è un grande problema culturale che frena molte PMI italiane nel cercare partner per la crescita dimensionale e lo sviluppo. Questo è accentuato dalla ridotta dimensione che priva le aziende di risorse e competenze per la fase più complessa: quella di portare prodotti e servizi sul mercato.

          Tali limiti rendono difficile il passaggio di conoscenza dagli atenei e dai laboratori alle imprese, inibendo in particolare lo sviluppo di un mercato delle start-up. Le aziende innovative devono essere sostenute da attori competenti in grado di orientarle, finanziarle e comprendere il potenziale. Ma devono trovare anche una prospettiva futura, sia nella crescita dimensionale sia, più frequentemente, nell’acquisizione da parte di gruppi più grandi. A livello internazionale le medie e grandi imprese ricorrono sempre più ad acquisizioni per trovare nuove idee che non riescono a produrre al proprio interno. Si tratta di una tendenza ormai consolidata in settori come le scienze della vita e in tutti quei processi che hanno bisogno di innovazioni disruptive.

          Per predisporre un sistema che riesca a favorire e finanziarie in maniera organizzata l’uscita di idee dalle università sono necessarie infrastrutture e piattaforme adeguate. Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza offre un importante punto di discontinuità: l’Italia deve recuperare i ritardi accumulati nei confronti delle economie più competitive che hanno creato, con investimenti privati e un grande uso di fondi pubblici, vere e proprie fabbriche di innovazione.

          Gli interventi si devono concentrare sull’efficienza e l’efficacia dell’ecosistema del trasferimento tecnologico. Le risorse in arrivo non possono, infatti, servire a moltiplicare gli attori presenti, ma devono sostenere lo sviluppo di quelli più attivi, razionalizzando le tante strutture autoreferenziali che vivono di denaro pubblico. Solo così il Paese può  approfittare dell’opportunità del Recovery Plan, offrendo al contempo strumenti alle imprese per aumentare la competitività nel medio e lungo periodo.

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