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Attività

Climate Strategies post-COP21 and Sustainable Economies in Europe

    Aspen Energy Forum
    • Firenze
    • 1 Luglio 2016

          L’accordo di Parigi sul clima ha ricevuto valutazioni contrastanti, ma ha segnato – secondo un’opinione generale – un reale passo nella giusta direzione. E non è esclusa la possibilità di introdurre modifiche e miglioramenti rispetto al suo obiettivo principale: quello di fissare un tetto alle emissioni globali di gas serra (GHG: Greenhouse Gas) nel più breve tempo possibile e di procedere a rapide riduzioni in un prossimo futuro. È, tuttavia, improbabile che l’obiettivo dei 2 gradi centigradi possa essere raggiunto senza l’adozione di nuove politiche e tecnologie.

          Resta il dato positivo che il costo dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili è sceso. Nello stesso tempo, i finanziamenti per contrastare il cambiamento climatico stanno aumentando in modo significativo, anche se saranno necessarie più risorse per andare avanti su questa strada, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Molti sono i metodi da adottare di cui si sta attualmente discutendo: dal graduale abbandono del carbone all’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili, dal miglioramento dell’efficienza energetica all’aumento della spesa per Ricerca & Sviluppo, agli incentivi all’innovazione.

          Tutti questi suggerimenti hanno dei pro e dei contro, in termini di fattibilità politica, efficienza, efficacia e tempi. In ogni caso, i progetti infrastrutturali e gli sforzi di adattamento richiederanno enormi quantità di risorse finanziarie, che a loro volta dipendono da cornici normative e capacità di previsione adeguate.

          Le principali economie del mondo, tanto nei paesi avanzati quanto in quelli in via di sviluppo, stanno concentrando sempre più la loro attenzione su questo settore. Il rafforzamento della cooperazione e l’accordo tra la Cina e gli Stati Uniti prima dei negoziati sono stati chiaramente essenziali per la realizzazione dei progressi compiuti a Parigi, nonostante l’attuazione delle politiche adottate dal governo cinese per contrastare il cambiamento climatico resti in ogni caso una vere e propria sfida.

          La transizione verso un’economia a basse emissioni di anidride carbonica deve avvenire molto più velocemente di qualsiasi altro passaggio verso altri sistemi energetici sperimentati in passato. Nel breve lasso di tempo a disposizione la posizione nei confronti di alternative a sistemi a ridotto contenuto di CO2 dovranno cambiare in modo significativo. Si è nel pieno di una corsa contro il tempo, poiché l’ulteriore accumulo di emissioni di gas serra nell’atmosfera accelera il cambiamento climatico e amplifica i suoi potenziali effetti. Più a lungo aspettiamo ad agire, tanto più difficile e costoso diventerà mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi centigradi.

          La svolta – radicale – dovrà essere politicamente sostenibile, nonostante gli interessi in conflitto, le nuove priorità o i cambiamenti di leadership politica. Nel programma per lo sviluppo sostenibile elaborato dalle Nazioni Unite nel 2015, due dei 17 obiettivi generali sono direttamente connessi al clima o all’energia. In realtà, la strategia migliore potrebbe essere quella di concepire le misure ecosostenibili come il fondamento di tutti gli altri obiettivi, al fine di rendere sostenibile l’intero pacchetto di misure politiche.

          Il dibattito pubblico potrebbe essere imperniato sui provvedimenti economici sostenibili utili per il miglioramento dell’ambiente e del clima, invece di concentrarsi solo sul clima. I costi della trasformazione sono significativi, ma è anche importante presentare all’opinione pubblica i probabili costi del cambiamento climatico – e quelli più noti dell’inquinamento – in vari settori. Si è di fronte ad una minaccia alla qualità globale della vita, come pure a rischi geopolitici di grandi proporzioni.

          Il cambiamento climatico è un problema globale che esige il ricorso sia all’iniziativa privata che all’intervento pubblico per creare mercati efficienti, a diversi livelli di governo, da quello locale a quello nazionale e internazionale. Due fattori sono stati esaminati in modo più approfondito ed entrambi appaiono essenziali per le strategie europee contro il cambiamento climatico e per creare un’economia più sostenibile: l’innovazione tecnologica e la disponibilità di risorse finanziarie.

          È stato fortemente sottolineato quanto la sperimentazione sia indispensabile, come la storia dimostra, perché non si sa mai in anticipo con certezza se una determinata tecnologia produrrà i risultati migliori o se si rivelerà decisiva di per se stessa. Abbiamo, quindi, bisogno di un ecosistema che favorisca molteplici soluzioni creative alle diverse sfide, a volte a livello locale o regionale.

          In questo spirito, quando si decide quali tecnologie impiegare si dovrebbe tener conto dell’intera gamma di strumenti disponibili ovvero  non solo dei nuovi ma anche di tecnologie mature, che a volte possono essere utilizzate o riadattate in modo più rapido. Il miglioramento dell’efficienza dei processi e l’introduzione di nuovi modelli economici possono essere mezzi molto efficaci per raggiungere l’obiettivo principale, che è in realtà la riduzione di anidride carbonica. A livello europeo, in particolare, la creazione di una griglia infrastrutturale intelligente è altrettanto importante quanto gli investimenti in nuove tecnologie: questo diventerà, infatti, il pilastro principale dell’Unione dell’Energia.

          Finora, gli investimenti in Europa sono stati ostacolati dalla mancanza di un vero mercato unico dell’energia – soprattutto alla luce del fatto che l’energia è un settore a molto alta intensità di capitale. Nonostante le tante incertezze, le tendenze globali nei prossimi decenni sono abbastanza chiare sotto un aspetto: tutte le proiezioni concordano sul fatto che la crescita dei consumi sarà molto rapida, per cui questo è lo sfondo contro il quale le aziende e i governi possono pianificare il miglior mix energetico.

          I contributi pubblici non saranno certamente sufficienti a coprire la quantità di finanziamenti necessari a produrre energia pulita nei prossimi decenni e vi è attualmente un ampio divario negli investimenti in corso. La transizione finanziaria oggi in atto deve essere stimolata anche attraverso il disinvestimento dai combustibili fossili e dalle loro infrastrutture. A questo riguardo, sono state identificate alcune esigenze come ad esempio l’istituzione di un sistema chiaro e affidabile di comunicazione a sostegno dello sviluppo della finanza verde.

          Il denaro pubblico può essere ancora molto utile in modi specifici, come l’aggregazione di progetti e più in generale per aiutare a mobilitare fondi privati: la cooperazione fra pubblico e privato è pertanto decisiva per incoraggiare gli investitori privati e inviare i segnali di mercato corretti. Secondo alcuni partecipanti, fissare un prezzo al carbone o introdurre una carbon tax potrebbe essere un fattore decisivo per incoraggiare gli investimenti in energie rinnovabili, nonostante le grandi difficoltà incontrate finora in questo settore. Altri hanno rilevato che stabilire un prezzo per il carbone – e in special modo un prezzo unico a livello mondiale – è estremamente problematico dal punto di vista tecnico e in ultima analisi potrebbe non servire al raggiungimento dell’obiettivo.

          Un ampio consenso è stato registrato infine sulla necessità, da parte delle imprese, di un quadro politico prevedibile affinché gli investimenti e la pianificazione possano indirizzarsi verso nuove direzioni.