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Attività

Banche e interesse nazionale

    • Milano
    • 21 Luglio 2008

          Ricominciare a “fare banca”, senza rinnegarne la natura di impresa a pieno titolo, ma riaffermando la sua intrinseca diversità rispetto a ogni altro genere di attività imprenditoriale. Smaltiti gli entusiasmi acritici per un modello orientato unicamente alla massimizzazione del profitto, in Italia si torna a discutere di uno schema di intermediazione finanziaria più responsabile di fronte alla collettività.

          Le crisi finanziarie degli ultimi anni hanno fatto emergere la fragilità di un sistema troppo complesso per affidarsi esclusivamente alla presunta capacità autoregolativa del mercato. Esposte a livelli di rischio inimmaginabili fino a poco più di un decennio fa, famiglie, imprese e comunità hanno bisogno di un sistema di gestione del credito che torni a tutelare davvero il risparmio – così come codificato dall’art. 47 della Carta costituzionale – ma che, al contempo, sostenga la crescita attraverso un’allocazione delle risorse e una concessione dei finanziamenti funzionali a obiettivi di sviluppo e coesione, nell’intero Paese come sui singoli territori. La situazione attuale pone, quindi, le banche di fronte all’esigenza di conciliare l’obiettivo della massimizzazione del valore con quello della tutela degli interessi generali. Il che non significa abdicare a quella ricerca dell’efficienza e della produttività che negli ultimi venticinque anni ha rivoluzionato il profilo stesso degli istituti di credito, contribuendo a conferire alle banche una fisionomia imprenditoriale di fatto estranea alla tradizione italiana. Ma come conciliare dimensione privatistica e tutela dell’interesse generale? Un interrogativo di per sé difficile da sciogliere, che assume un rilievo ancora maggiore in una realtà come quella italiana, culturalmente avvezza ad attribuire allo Stato il ruolo di tutore unico degli interessi pubblici.

          La questione è imperniata su due fattori fondamentali e tra loro complementari: da un lato, la regolazione – a lungo evocata, irrinunciabile, oggi in Italia largamente ben recepita dagli operatori economici; dall’altro, il tema della responsabilità. Intesa, quest’ultima, non tanto o non solo come esercizio di trasparenza e correttezza nella gestione dell’intermediazione, quanto piuttosto come capacità di visione, attività propulsiva, disponibilità all’assunzione di rischi utili alla collettività.

          In quest’ottica – e nel pieno di una crisi mondiale dalla difficile decodificazione – l’economia italiana sembra avere, oggi più che mai, bisogno delle banche per tornare a crescere e recuperare competitività.

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