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Biopsia liquida, la nuova frontiera per la diagnosi del cancro. Intervista a Francesco Gatto

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    • 10 Aprile 2019
    • Aprile 2019
    • 10 Aprile 2019

    Una nuova tecnica che permette di studiare il metabolismo del cancro e di capire come questo cresce, si nutre e cerca di invadere l’organismo dei pazienti. Questa la sfida di Elypta, start-up svedese fondata da Francesco Gatto ingegnere e dottore di ricerca in Biologia dei sistemi: sviluppare nuovi brevetti nell’ambito della diagnostica molecolare con l’obiettivo di facilitare lo sviluppo di terapie antitumorali più efficaci e personalizzate per il paziente.

    Quali vantaggi offre la diagnostica molecolare?

    La diagnostica molecolare esplora i principi fondamentali di origine e evoluzione di malattie complesse, come il cancro, perché misura le molecole alla base dei processi che sono alterati per avviare e/o far progredire la malattia. Quando vogliamo sapere se una persona ha l’influenza, misurare la temperatura è ovviamente un ottimo metodo di diagnostica per corroborare che il nostro sistema immunitario sta reagendo alla presenza di un agente patogeno, ad esempio un virus. Semplificando molto, possiamo dire che questa patologia non è complessa perché c’è una relazione lineare di causa-effetto tra il virus che provoca l’influenza, la risposta immunitaria e la febbre.

    Il cancro è, invece, una patologia complessa: è una “malattia” del DNA, definendo quest’ultimo come il progetto alla base di ogni cellula. Quando il DNA ha una certa mutazione, il suo progetto cambia e la cellula acquisisce le caratteristiche del cancro: cresce, prolifera, invade altri tessuti. Sono molte le mutazioni che possono cambiare il progetto del DNA pur presentando le stesse malefiche caratteristiche. La diagnostica molecolare tenta di identificare qual è il percorso intrapreso tra le mutazioni alternative che danno origine al particolare cancro; si tratta dell’unico metodo preciso per farlo, perché il cambio di percorso avviene a livello delle molecole affette dalla mutazione. 

    Su cosa si sta concentrando Elypta?

    Noi ci concentriamo su una specifica classe di molecole che incidono nel metabolismo del cancro. Stiamo sviluppando una biopsia liquida che permette di misurare questa classe di molecole sia nel sangue che nelle urine. Questo è il risultato di una linea di ricerca che abbiamo iniziato nel laboratorio del professor Jens Nielsen alla Chalmers University of Technology in Göteborg, Svezia, nel quale abbiamo identificato la classe di molecole particolarmente importanti nel metabolismo del cancro. Si tratta di un’ipotesi verificata in vari studi clinici, in collaborazione, fra altri, con il professor Volpi all’Università di Modena e Reggio Emilia, il dottor Basso all’Istituto Oncologico Veneto di Padova, i dottori Lundstam e Stierner al Sahlgrenska University Hospital di Göteborg e il dottor Hakimi al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York.

    L’Unione Europea ci ha recentemente riconosciuto un fondo di circa 2 milioni di euro per verificare se questa biopsia liquida possa risultare utile nella diagnosi precoce della ricorrenza del cancro al rene, dopo che i pazienti sono stati operati chirurgicamente. In altre parole, stiamo cercando di capire se è possibile seguire i pazienti dopo l’intervento chirurgico usando semplicemente campioni di sangue e urine per diagnosticare il prima possibile se il cancro è ritornato. Questo studio, che Elypta finanzierà come parte del programma clinico AURORAX, inizierà a reclutare pazienti all’inizio del 2020. 

    Quali sono i vantaggi della biopsia liquida?

    Il vantaggio delle biopsie liquide è che estraggono informazioni da un campione di sangue invece che da uno di tessuto. Laddove la maggior parte delle biopsie liquide si focalizza nell’identificare la mutazione all’origine del cancro in un paziente, noi ci concentriamo sul metabolismo, che è uno dei processi fondamentali su cui intervengono queste mutazioni per far sì che il cancro si nutra, cresca, e invada l’organismo. In altre parole, mettiamo la lente di ingrandimento sull’effetto che le mutazioni hanno nel cancro piuttosto che sulle mutazioni stesse. Forniamo un nuovo livello di informazione che, speriamo, possa incrementare la possibilità di diagnosticare il cancro in maniera corretta.

    Negli anni a venire, la quantità di informazioni che si otterrà nell’ambito della diagnostica molecolare aumenterà esponenzialmente. A questo riguardo l’intelligenza artificiale potrà offrire metodi per integrare tutte queste informazioni in maniera comprensibile per il medico e identificare in maniera sempre più precisa il cancro. La speranza è che questo si traduca in terapie più efficaci e personalizzate per il paziente.

    Di quali aiuti godono le start-up in Svezia e quale modello potrebbe essere replicabile in Italia?

    La Svezia è un ottimo ambiente per lanciare una start-up. C’é enorme supporto governativo che varia da piccoli fondi di ricerca dedicati alle aziende (o addirittura pre-aziende ancora incubate all’università) a una legislazione favorevole per la difesa della proprietà intellettuale, passando per una burocrazia molto snella e digitalizzata. La cultura imprenditoriale è diffusa e questo permette di acquisire i talenti necessari anche in progetti a elevato rischio come le start-up. E quando parliamo di rischio intendiamo la possibilità di perdere il lavoro nel giro di 6-12 mesi! Infine, l’accesso al capitale privato (venture capital, business angels, ecc.) è buono e in crescita. Credo che tutto questo si possa copiare in ogni Paese.

    L’Italia è un paese competitivo dove far ricerca in campo medico?

    Premetto che non ho esperienze simili in Italia. Credo che l’educazione di laurea triennale e magistrale sia ottima in Italia e formi talenti adeguati. Il livello della ricerca che io sappia, però, è eccellente solo in certi istituti. Certo, la ricerca medica nei tumori è un’eccellenza in Italia con molte autorità in campo internazionale. Insomma, il potenziale innovativo per cambiare le cose esiste, e conosco colleghi in Italia che intraprendono tali percorsi: sono esempi ammirevoli, quasi completamente, però, dettati da una volontà e dedizione dei soci fondatori invidiabile. Detto ciò, la cultura di sfruttare la ricerca scientifica per portare innovazione attraverso l’impresa mi sembra immatura e quasi stigmatizzata in Italia.

    Per dare slancio a questo tipo di progetti, snellire e digitalizzare la burocrazia è una priorità: in Svezia, come in molti paesi europei, si apre un’azienda online in una settimana, con un costo che si aggira sui 200 euro. Un altro elemento fondamentale su cui intervenire è migliorare l’accesso al capitale, pubblico e privato.

    In generale però la miglior strategia è quella di intervenire per aumentare fiducia nel sistema, ciò che permette alle persone di lanciarsi in progetti ad alto rischio come una start-up. A questo proposito è necessario agire su molti ambiti, ad iniziare da una lotta efficace alla corruzione. Si tratta di punti che possono essere risolti dalla politica, ma è chiaro che cambiamenti di questa portata richiedono tempi molto lunghi. Per innescare un circolo virtuoso mi concentrerei nel sostenere l’internazionalizzazione e nel dare più potere e supporto ai giovani: sono loro la fascia di popolazione più disposta a cambiare la cultura del Paese nel lungo termine.