Vai al contenuto
PIN

Le imprese esportatrici italiane: analisi del sistema e prospettive

    • Ricerca
    • Research
    • 22 Giugno 2011
    • Giugno 2011
    • 22 Giugno 2011

    All’indomani della fase più acuta della crisi, con il commercio internazionale letteralmente crollato nei primi trimestri del 2009, è importante fare il punto sull’export italiano e sulla capacità di reazione delle imprese esportatrici italiane.

    Per questa ragione Aspen Italia ha chiesto ad alcune istituzioni e soggetti di ricerca di approfondire l’argomento. In particolare, sono state svolte due analisi:

    *  una valutazione generale dell’Istat sul quadro complessivo del nostro export, con un focus sulle capacità di reazione delle diverse tipologie di imprese;

    *  la ripresa della tradizionale ricerca mirata sulle imprese eccellenti svolta da Intesa Sanpaolo e IMT Alti Studi di Lucca, con una speciale attenzione alla performance esportativa delle stesse, grazie anche a un database fornito dall’Istat, con la collaborazione della Fondazione Edison.

    L’analisi dell’Istat ha messo in evidenza come un significativo numero di imprese italiane abbiano già riguadagnato i livelli di export pre-crisi. In modo particolare, la più forte capacità di reazione è stata mostrata dalle piccole e medie imprese, mentre le grandi sono parse in maggiore difficoltà.

    L’analisi di Intesa Sanpaolo-IMT Lucca ha evidenziato come l’Italia, in un contesto di crisi e trasformazione caratterizzato da un’imponente crescita del peso dei paesi emergenti nel commercio internazionale, abbia difeso bene le proprie quote di mercato sull’export mondiale. Nell’ultimo decennio, tra i paesi avanzati, solo la Germania ha fatto meglio. Hanno contribuito diversi fattori: l’elevata capacità di personalizzare l’offerta e adattare i prodotti alle esigenze dei clienti; l’elevata flessibilità e capacità di aprire nuove relazioni commerciali; la ricchezza della gamma produttiva offerta sui mercati esteri; le filiere produttive in parte o in tutto preservate; gli elevati skill manifatturieri; un sistema bancario solido ed internazionalizzato.

    La ricerca ha messo tuttavia in luce come occorrerebbe ampliare la platea delle imprese che accedono con successo ai mercati internazionali, e al contempo come anche le imprese più competitive siano caratterizzate da una accentuata volatilità nelle loro performance. Sintomatici al riguardo sono i dati sulle export del 2010, che mettono in luce una certa difficoltà delle imprese più grandi, anche quelle che in precedenza erano state più performanti, a recuperare quanto perso durante la crisi; in molti casi, questi operatori risultano leader in nicchie di mercato e poco diversificati.

    La ricerca ha posto l’accento su alcuni specifici elementi di debolezza da affrontare al più presto. La dimensione media delle nostre aziende rende più complesso espandersi, in particolare verso i grandi paesi emergenti. La crescita dimensionale, benché auspicabile, non assicura tuttavia da sola continuità di risultati e affermazione su mercati sempre più competitivi. Pertanto, occorre al contempo cercare di far crescere le imprese, come prerequisito per poter competere, ma anche rafforzare in particolare le politiche sulla ricerca e l’innovazione (per poter differenziare maggiormente i nostri prodotti e posizionarsi su fasce a maggiore valore aggiunto) e le misure di sostegno diretto all’internazionalizzazione.