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Attività

Climate Change = Economic Change

    • Milano
    • 26 Ottobre 2018

          Il problema del riscaldamento globale non non è più rimandabile, se si vogliono evitare conseguenze catastrofiche per il pianeta: è questo il messaggio del Rapporto Speciale pubblicato a inizio ottobre dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il più autorevole organismo scientifico dedicato allo studio dei cambiamenti climatici. Secondo il rapporto, ai ritmi attuali, entro il 2030 l’aumento della temperatura media globale sarà superiore agli 1,5 °C ritenuti la soglia massima di sicurezza per avere effetti contenuti e gestibili, seppure a costo di massicci investimenti in risorse finanziarie, materiali ed umane.

          Anche l’evidenza degli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute è indubbia: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno si registrano 1,2 milioni di morti per cause attribuibili all’inquinamento; 2,2 milioni per diarree legate a scarsa igiene; 3,5 milioni per malnutrizione; 60.000 per disastri naturali. Questi numeri sono destinati ad aumentare a causa dei cambiamenti climatici che colpiranno le basi essenziali della salute: aria e acqua, cibo, abitazioni. Il quadro è aggravato dagli effetti congiunti degli altri megatrends, come l’aumento della popolazione, l’urbanizzazione, le migrazioni, e l’invecchiamento.

          A fronte di questo scenario, è vero però che la rivoluzione tecnologica e scientifica mette a disposizione dell’umanità nuovi strumenti con potenzialità straordinarie, non solo per affrontare e mitigare i rischi, ma anche per trasformare le minacce in agenti di cambiamento e di crescita. Come ha affermato Papa Francesco nella “Laudato si’”, le sfide connesse al cambiamento climatico possono essere l’occasione per intraprendere un percorso di rinnovamento che abbracci le dimensioni dell’economia, della solidarietà, della creatività, e della cultura.

          Oggi il “trilemma” tra crescita economica, protezione dell’ambiente e sostenibilità sociale è assolutamente prioritario nelle agende delle economie avanzate. A testimoniare la rilevanza del tema, il Premio Nobel per l’Economia 2018 assegnato a William D. Nordhaus per i suoi studi sui rapporti tra cambiamento climatico, nuove tecnologie e andamenti macroeconomici.

          Le ricerche di Nordhaus mostrano come uno dei rimedi più efficaci per ridurre l’inquinamento in atmosfera sia l’introduzione, su scala globale, di uno schema di tassazione per le emissioni di anidride carbonica, applicato uniformemente tra tutti i Paesi. Possibili criticità connesse all’applicazione di tale schema sono legate al diverso stadio di sviluppo a cui si collocano le grandi economie mondiali.

          Un’azione alternativa (o complementare) potrebbe invece partire dal basso, attraverso ad esempio campagne informative rivolte ai consumatori finali, con l’obiettivo di aumentare la domanda per prodotti a basso contenuto di CO2. Anche la finanza potrebbe dare un contributo importante, orientando gli investimenti verso le aziende con piani di sviluppo a medio-lungo termine improntati alla sostenibilità.

          Nell’elaborare le politiche per fronteggiare i cambiamenti climatici, le città possono giocare un ruolo chiave, ed acquisire un ruolo di leadership, laddove manchi un’azione a livello centrale. Vi sono ad esempio alcune città statunitensi che, al di là delle posizioni dell’Amministrazione Trump, stanno confermando le politiche contro il global warming, facendo così della comunità urbana un’alternativa allo Stato-nazione.

          Inoltre, gli ambienti urbani possono fungere da pionieri per testare la fattibilità di politiche innovative prima del lancio su scala nazionale. Linee prioritarie di intervento sono: modelli di sviluppo urbano compatto; efficienza energetica degli edifici; trasporto eco-sostenibile; utilizzo di Big Data e strumenti digitali; trasformazione sociale. Manchester, Parigi e Melbourne rappresentano casi studio innovativi che dimostrano come è possibile realizzare nuove partnership tra pubblico e privato, ed allineare gli interessi di stake-holder differenti.

          Senza dubbio le sfide connesse al cambiamento climatico sono estremamente complesse e coinvolgono un elevato numero di variabili, legate a crescita economica, imprenditoria, sviluppo urbano, salute pubblica, inclusione sociale, e così via. Anche i livelli di responsabilità – tra attori globali impegnati nelle politiche di riduzione delle emissioni e attori locali focalizzati sulle azioni di adattamento/mitigazione degli effetti del cambiamento climatico – sono diversi ed interrelati.

          Affrontare questi temi richiede, dunque, un approccio olistico e multidisciplinare, che coinvolga i policy maker, il mondo delle imprese, il sistema sanitario nazionale, il sistema nazionale della ricerca scientifica, senza dimenticare cittadini e consumatori. Occorre saper passare dalla protesta alle azioni concrete, diffondendo la conoscenza delle best-practices ed agendo sulla awareness della popolazione. Purtroppo in Italia il sistema della conoscenza e della formazione, base essenziale su cui costruire qualsiasi policy, non sembra essere pronto per affrontare, con un approccio multidisciplinare, le sfide che i cambiamenti in corso pongono alla società di oggi.

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