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US and Europe: a new agenda for transatlantic relations

  • Washington
  • 30 Giugno 2025
  • 1 Luglio 2025

        L’agenda di politica interna dell’amministrazione Trump è incentrata sulla piena riaffermazione dell’integrità territoriale e della sovranità degli Stati Uniti (intesa anche come respingimento diretto dei flussi migratori illegali in quanto problema identitario e di sicurezza), che si sposa con una visione complessiva degli interessi nazionali. In tale contesto si inseriscono le scelte economiche, finalizzate a rilanciare l’industria americana, sia attraverso i dazi sia favorendo gli investimenti privati in chiave di deregolamentazione e riduzione del peso del governo federale. Le misure che rientrano in questo approccio stanno generando alcune tensioni e difficoltà, come dimostra il percorso accidentato del pacchetto legislativo approvato non senza difficoltà al Senato e alla Camera, a causa dei vari obiettivi che risultano in parte contrastanti e non sempre sostenuti da un forte sostegno dell’opinione pubblica anche di parte repubblicana. Nell’insieme, si registra comunque uno spostamento bipartisan del baricentro politico americano verso una maggiore volontà di limitare e orientare gli effetti indiretti della globalizzazione a tutela di interessi nazionali, aziende e comuni cittadini.

        E’ chiaro comunque che il successo delle misure economiche sarà fondamentale per il futuro della presidenza e della coalizione elettorale che ha portato nuovamente Trump alla Casa Bianca nel 2024; ma ciò dipenderà in parte da circostanze e reazioni a livello internazionale che sono al momento assai incerte a seguito della politica dei dazi adottata da Washington. Vi sono importanti effetti-feedback tra le scelte interne dell’amministrazione – anche per la credibilità del modello americano come punto di riferimento politico ed economico – e i condizionamenti esterni, che non possono essere ignorati anche nell’ottica di “America First”.

        In una prospettiva transatlantica, alcune sfide sociali, culturali e di sicurezza sono comuni tra le due sponde dell’Atlantico, sebbene i contesti istituzionali e le priorità geopolitiche producano incentivi diversi per i policymakers e per le opinioni pubbliche. Lo si vede chiaramente nel settore della difesa, in cui gli Stati Uniti guardano soprattutto all’Indopacifico come area prioritaria, e in parte al Medio Oriente come collegamento tra quadranti geostrategici, ritenendo che gli alleati europei debbano aumentare decisamente il loro impegno per la sicurezza del continente; gli europei riconoscono questa esigenza, certo non nuova, con maggiore urgenza rispetto al recente passato, ma c’è un delicato dibattito ancora aperto sul migliore assetto (industriale e politico-decisionale) necessario a realizzare nuove capacità militari. Il ruolo della NATO è riconosciuto da tutti come centrale, ma non così quello della UE, che potrebbe avere una funzione costruttiva e complementare solo a determinate condizioni.

        Le questioni che tradizionalmente rientrano nel dossier della sicurezza e difesa si intrecciano sempre di più con quelle economiche, commerciali e tecnologiche. Una caratteristica dell’amministrazione Trump è in effetti il frequente ricorso a “linkages” tra tavoli negoziali diversi, che rende più difficile il dialogo transatlantico ma che va ormai messa in conto visto che riflette in parte una realtà oggettiva: dagli equilibri valutari globali agli scambi di materiali critici, dalle filiere produttive per le tecnologie digitali più avanzate fino al controllo dei porti e delle rotte marittime, il contesto internazionale è oggi più competitivo e conflittuale che mai. In tal senso, la fine della fase ascendente della globalizzazione lascia comunque in eredità un forte grado di interdipendenza globale che influenza tutti settori di azione dei governi e delle aziende.

        Questo dato è evidente nel caso dell’AI, in quanto tecnologia con vastissime applicazioni di importanza strategica: la competizione in corso tra USA e Cina è inevitabile, coinvolgendo molti settori produttivi e il sistema dell’istruzione e della formazione per assicurarsi un continuo flusso di competenze tecniche. L’approccio europeo all’AI è per ora incentrato sulla regolamentazione, puntando alla forza delle UE come “standard setter” che tuttavia, in questo caso specifico, si scontra con le carenze tecnologiche dell’industria continentale e con un ecosistema imprenditoriale poco favorevole all’innovazione, nonostante gli sforzi in atto.

        Il settore energetico è strettamente collegato alla diffusione delle nuove tecnologie, visto che i grandi datacenter sono energivori e che l’elettrificazione delle reti a livello mondiale spinge in alto i consumi: in tal senso un nuovo mix di fonti energetiche sarà comunque il protagonista di una vera transizione produttiva e degli stili di vita nei prossimi anni, sebbene non secondo i dettami della “transizione sostenibile” che era stata delineata soprattutto in Europa come esito auspicabile. La diversificazione delle fonti è una strada inevitabile e sta ispirando le scelte di quasi tutti i governi: sulle due sponde dell’Atlantico si stanno seguendo percorsi non identici ma c’è comunque una graduale convergenza nel tentativo di combinare sicurezza delle forniture, accessibilità in termini di prezzo, e modernizzazione delle infrastrutture.