Italia e Spagna condividono – al di là dei proficui rapporti bilaterali – una visione complessiva di un’Europa più coesa, soprattutto sulle questioni mediterranee – con particolare enfasi in relazione al settore energetico – e sui flussi migratori. Una prospettiva mediterranea è cruciale per l’UE nel suo complesso, proprio perché la proiezione meridionale dell’Unione tende a essere spesso sottovalutata. Il livello di interdipendenza tra le due sponde è alto e può crescere ancora in forme costruttive se viene adottata una scala pienamente europea, per allargare il raggio di azione dei singoli Paesi e aumentare la loro credibilità in una regione assai diversificata che è attraversata da gravi fenomeni conflittuali e fattori di rischio.
La relazione transatlantica rimane un pilastro dell’assetto politico europeo, e in questo Italia e Spagna sono allineate nella ricerca di modi pragmatici per meglio adattare il quadro intra-europeo agli orientamenti degli USA, che sono cambiati negli ultimi anni per ragioni politiche e sociali interne più profonde rispetto alla figura del Presidente in carica e alle maggioranze al Congresso. Il quadro globale, soprattutto nella competizione a tutto spettro con la Cina, spinge Washington a prendere posizioni spesso dannose per gli interessi europei, producendo effetti a cascata.
In un dialogo italo-spagnolo, non può mancare il riferimento al Mediterraneo quale corridoio tra Europa e Nord Africa. In questo senso è essenziale un maggiore coordinamento tra i due Paesi su vari fronti, anche per favorire i singoli interessi. Entrambi attraggono investimenti, ma la Spagna presenta uno scenario più interessante, mentre l’Italia ha alcune criticità strutturali che limitano le capacità di attrazione. Alcuni degli indicatori principali, come occupazione, lentezza della giustizia e costi dell’energia, giocano a sfavore dell’Italia, mentre la produttività e il cuneo fiscale rappresentano due punti di forza. La Spagna attrae invece maggiori investimenti, creando un mercato del lavoro più dinamico. Infatti, il tasso di occupazione del Paese risulta più elevato rispetto a quello italiano.
Probabilmente un maggiore e migliore impiego delle aziende “globali” potrebbe rendere più agevole la cooperazione tra i due Paesi. Ad esempio, in ambito tecnologico, settore in cui Italia e Spagna presentano tecnologie abilitanti. Si dovrebbe prendere in considerazione un maggiore coinvolgimento, in vari e ampi settori, dei business player globali anche in una logica di sviluppo e crescita.
Il ruolo che Italia e Spagna, coordinandosi, possono svolgere da un punto di vista economico non riguarda solo lo spazio comune tra UE e Nord Africa, ma può avere un impatto anche sull’economia globale. Questo perché è l’unica regione che collega i mercati più importanti del mondo: la Spagna è proiettata anche sul versante atlantico, mentre l’Italia è naturalmente proiettata verso il lato orientale.
In questo ambito i porti e la logistica, come la cantieristica ad esempio, svolgono un ruolo centrale nell’attrazione degli investimenti esteri. I porti non si identificano solo con le merci: sono anche hub energetici per il solare e l’eolico e alcuni scali possono persino produrre energia verde per la decarbonizzazione.
L’economia marittima rappresenta di per sé un settore strategico e, vista la posizione geografica, per l’Italia e per la Spagna dovrebbe rappresentare un comparto prioritario sul quale puntare, investendo nella digitalizzazione di queste infrastrutture. Tale interesse non dovrebbe essere solo a livello nazionale, ma anche europeo. Una migliore gestione delle infrastrutture europee nel Mediterraneo e del rapporto con i Paesi che vi si affacciano, sarebbe un potenziale economico e strategico notevole per l’Europa.
In una logica di maggiore e auspicabile cooperazione tra i due Paesi, anche la società civile svolge una sua funzione: una migliore integrazione a livello educativo, ad esempio, e maggiori scambi a livello universitario; un migliore dialogo con i Paesi della sponda sud e un migliore utilizzo della civic leadership, potrebbero essere suggerimenti per la nuova direzione della Commissione europea dedicata al Mediterraneo.
Accanto alle proposte di maggiore cooperazione già evidenziate, vanno considerate anche le politiche migratorie e la loro gestione. Il fenomeno non riguarda esclusivamente Spagna e Italia, ma l’Europa intera. Si sono avuti degli sviluppi positivi nell’attuazione di queste politiche a livello di Consiglio europeo, come ad esempio l’impostazione di un sistema più organizzato e con un maggiore coinvolgimento di tutti i Paesi dell’Unione, pur mantenendo una certa flessibilità.
In questo e in altri campi, Italia e Spagna, cooperando tra loro e mettendo insieme la reciproca esperienza, possono esercitare un ruolo di guida per un’Europa del Mediterraneo più sicura e giusta.


