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Le forme e i tempi della conoscenza 

  • Venezia
  • 6 Ottobre 2024

        Sono passati poco meno di due anni dalla presentazione al grande pubblico dei sistemi di intelligenza artificiale (IA) tramite il lancio di ChatGPT, ma si può già prevedere l’impatto profondo che questa nuova tecnologia avrà su società, politica ed economia, con particolari ripercussioni sulla formazione e sulla vita lavorativa.

        Per comprendere la portata del cambiamento ed elaborare strategie adeguate, è necessario un approccio in grado bilanciare la velocità dell’innovazione con il tempo che la società civile necessita per adeguarsi alle trasformazioni in atto. Cina e America hanno un chiaro vantaggio sul resto del mondo e se l’Europa non vuole rimanere schiacciata tra queste due superpotenze, deve assolutamente investire in modo strategico, riformando i contratti di lavoro e promuovendo un’educazione interdisciplinare che combini competenze tecniche e umanistiche per affrontare le sfide presenti e future.

        Dal lancio di ChatGPT, nel 2022, il dibattito sull’IA si è intensificato e in molti hanno provato a connotare positivamente o negativamente questa tecnologia. Eppure, l’intelligenza artificiale, come ogni innovazione tecnologica, è uno strumento neutro il cui impatto dipende dall’uso umano, anche se le opinioni sul miglior modo di svilupparla, al fine di assicurare un effetto positivo sulla società, possono apparire spesso discordanti. Emerge, in ogni caso, la necessità di approfondire temi cruciali quali governance, privacy e possibili pregiudizi (bias) per evitare che l’IA diventi uno strumento destinato ad amplificare la disinformazione andando a creare contenuti falsi. In questo contesto, le soluzioni vanno oltre l’ambito tecnologico, richiedendo educazione critica, insieme a un giornalismo indipendente e forte, per combattere la disinformazione.

        Al centro della discussione c’è anche la rivoluzione che l’IA sta imponendo sulla società civile, con molte persone che rifiutano di adottare questa tecnologia per paura delle possibili ripercussioni sulla propria vita lavorativa. Il timore è legittimo alla luce di un’informazione che spesso insiste su scenari catastrofici in cui l’intelligenza artificiale provocherà disoccupazione di massa. Per evitare il rifiuto dell’IA, la politica deve adottare un approccio etico e ascoltare le preoccupazioni dei lavoratori, introducendo una serie di regole capaci di mettere al centro il cittadino.

        Del resto, analizzando implicazioni dell’AI nel mondo del lavoro emergono sia opportunità che timori. La tecnologia solleva preoccupazioni di disuguaglianza e sfruttamento, specialmente per i lavoratori che si trovano in condizioni vulnerabili. Per affrontare queste sfide, è necessario aggiornare le norme sul lavoro, attualmente inadeguate di fronte ai cambiamenti tecnologici, con un modello flessibile che permetta di valorizzare la risorsa umana e offra maggior autonomia, rispondendo alle esigenze delle nuove generazioni. La politica ha un ruolo chiave nel promuovere la formazione continua e prendere decisioni coraggiose al fine di garantire che l’innovazione tecnologica non soverchi il valore umano, ma, al contrario, lo esalti.