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I nuovi percorsi della formazione per un mondo che cambia

  • Roma
  • 12 Dicembre 2022

        I percorsi educativi sono tradizionalmente chiamati a formare giovani capaci di abitare il mondo del lavoro. In questo senso la formazione gioca un ruolo fondamentale nel determinare le possibilità di realizzazione e successo delle nuove generazioni. Così, in un mondo che cambia, è particolarmente importante che i sistemi formativi recepiscano le trasformazioni che interessano la società, la tecnologia e i profili professionali. Dal momento che non è più pensabile – considerato il rapido avvicendarsi di tali trasformazioni – che il percorso formativo si concluda al momento dell’ingresso nel mondo del lavoro, risulta necessaria una nuova offerta di corsi di aggiornamento, cui poter accedere durante l’intero arco della vita professionale. Per quanto non debba stupire come molti fondi di investimento abbiano recentemente individuato nella formazione un settore ad elevata profittabilità, si deve, tuttavia, evitare un’eccessiva finanziarizzazione di questo settore, il cui valore deve restare stabile ed elevato nel tempo.

        Un secondo pilastro dei nuovi percorsi della formazione è rappresentato dall’interdisciplinarità: in un mondo che cambia, la capacità di leggere fenomeni complessi viene valutata più attentamente. Allo stesso tempo, tuttavia, è importante che l’approccio interdisciplinare sia sempre innestato su un profilo di solida competenza specialistica. In questa prospettiva, sono da sostenere sia i dottorati interdisciplinari, sia i cosiddetti “seminari interdisciplinari” recentemente introdotti nei piani di studi di alcune importanti università italiane. Riguardo invece ai MOOC (Massive Open Online Courses), se da un lato si rivelano particolarmente utili nella prospettiva di una formazione e un aggiornamento continui, resta, tuttavia, dubbia la loro capacità di contribuire al perfezionamento interdisciplinare, il quale beneficia essenzialmente dell’interazione diretta tra docente e discenti.

        Con particolare riferimento al contesto italiano, è poi da ritenere che il sistema degli ITS (Istituti Tecnici Superiori) rappresenti una promettente occasione sia per riassorbire buona parte dell’eccesso di domanda di lavoro, sia per rilanciare i profili di specializzazione tecnica, tradizionalmente trascurati sia dalla classe politica che nella percezione diffusa. Particolarmente incoraggianti risultano, da un lato, la recente riforma del settore avvenuta per via legislativa lo scorso luglio e, dall’altro, l’attenzione di cui godono gli ITS all’interno del PNRR. Inoltre, si richiama l’opportunità affinché non solo le classi esecutrici, ma anche quelle dirigenti, abbiano in dotazione una solida conoscenza tecnico-specialistica.

        Non si deve poi sottovalutare l’importanza della cooperazione tra settore pubblico e privato, tra mondo accademico e dell’impresa. Nello specifico, occorre sicuramente una maggiore sinergia pubblico-privato nella definizione dei piani di studio universitari. Il dottorato industriale rappresenta sicuramente un’iniziativa significativa nell’ottica sia di ricucire lo strappo tra conoscenza e prassi, nonché di armonizzare gli obiettivi dei percorsi formativi alle esigenze del mondo del lavoro.

        In definitiva, i nuovi percorsi della formazione avranno il compito di accompagnare le nuove generazioni nella comprensione di un mondo complesso, la cui rapida evoluzione richiederà una continua capacità di aggiornamento e di decisione. Ad esempio, fra i compiti dei futuri tecnici vi sarà quello di bilanciare l’interazione e sostituzione fra uomo e macchina. Si può facilmente apprezzare quanto, su simili questioni, sia pericolosamente limitante una competenza solo settoriale. Infine, si richiama la necessità affinché il sistema formativo insista, sin dagli anni dell’istruzione primaria, sullo sviluppo integrale di persone colte. L’obiettivo è che le persone, a prescindere dalla propria specializzazione, siano capaci di interpretare attivamente il cambiamento, come cittadini e come promotori di valore economico e sociale, anziché adeguarvisi passivamente.

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