Prevenzione e innovazione sono strumenti chiave per costruire un sistema sanitario più efficiente, equo e resiliente. Diverse sono le sfide che attendono i Paesi europei e in particolare l’Italia. A livello continentale, la sanità rappresenta il 15% della spesa pubblica e il 9% del PIL, con una componente pubblica che si assesta intorno al 7%. Tuttavia, la crescente domanda di servizi per la salute, dovuta all’invecchiamento della popolazione, impone un ripensamento del sistema per garantirne la sostenibilità. Si stima, infatti, che nei prossimi anni i costi sanitari aumenteranno tra il 10% e il 20%.
In uno scenario globale frammentato che presenta sfide rilevanti, l’Italia viene inserita dal Global Risks Report 2025 del World Economic Forum tra i Paesi con il più alto rischio di fratture sociali e disuguaglianze, anche a causa della sua elevata percentuale di ultra-sessantacinquenni. Garantire equità di accesso alle cure e benessere della popolazione diventa quindi essenziale per il futuro.
Le risposte a queste sfide includono un riequilibrio tra assistenza ospedaliera e cure territoriali, un uso più efficiente degli appalti e l’adozione di tecnologie digitali per il monitoraggio dei servizi sanitari. Fondamentale è, in particolare modo, la misurazione dell’impatto: un sistema di certificazione dell’efficacia potrebbe facilitare la validazione di nuovi modelli di assistenza e, di conseguenza, migliorare il finanziamento dell’innovazione. Alcune regioni, in collaborazione con il Ministero della Salute, stanno già sperimentando nuovi modelli per migliorare l’accesso alle innovazioni sanitarie. Del resto, le opportunità offerte dalle scoperte scientifiche e dalla medicina personalizzata richiedono investimenti per essere accessibili a tutti, mantenendo l’impronta universalistica del sistema sanitario nazionale. Generare un circolo virtuoso in questo campo sosterebbe, inoltre, l’eccellente ricerca italiana aiutandola a recuperare terreno nel trasferimento tecnologico.
L’Unione Europea sostiene gli Stati membri sia attraverso il monitoraggio delle politiche nazionali (scambio di best practices e raccomandazioni) sia con finanziamenti e programmi specifici: dal 2021 al 2027, ad esempio, sono stati stanziati 50 miliardi di euro, cui si aggiungono 40 miliardi legati ai PNRR. Eppure il contributo più significativo, per un paese ad alto livello di debito come l’Italia, può essere di carattere contabile: il New Economic Governance Framework europeo rivede, infatti, il termine “investimento” secondo una nuova accezione orientata a valorizzare quelle voci di bilancio che, nel lungo periodo, genereranno una maggior crescita e una minor spesa. Analogamente a quanto avviene negli ambiti della difesa, del digitale e della transizione energetica, anche la prevenzione in campo sanitario può essere, quindi, considerata come un investimento strategico,
Investire in prevenzione genera un ritorno economico straordinario: ogni euro speso ne restituisce 44. Il beneficio in termini di benessere della popolazione e di produttività si può generare anche senza un rilevante aumento delle risorse finanziarie, privilegiando una miglior ripartizione. La spesa italiana è oggi fortemente sbilanciata: attualmente, il 95% delle risorse è destinato alla cura, e solo il 5% alla prevenzione. Il Ministero della Salute punta a portare questa percentuale almeno al 7-8%.
Il primo passo da compiere è in ogni caso di tipo culturale, andando a intervenire su elementi come immunizzazione e screening, oltre che sui principali fattori di rischio come il fumo e l’obesità infantile, analizzando le fortissime differenze oggi esistenti fra i dati delle diverse regioni.
Al fine di stimolare il dibattito su un nuovo paradigma di assistenza sanitaria — non più reattivo, basato cioè sulla cura delle patologie, ma proattivo — è necessario, poi, sensibilizzare le opinioni pubbliche e i decisori politici italiani ed europei. A livello nazionale è necessario far progredire insieme dimensione economica e culturale della prevenzione, agendo in tempi brevi dal punto di vista legislativo e considerando, nel Piano strutturale di bilancio, la prevenzione delle malattie come investimento strategico. A livello europeo, invece, andrebbero sostenuti gli investimenti su pratiche cruciali come l’immunizzazione, capaci di offrire effetti benefici a tutti i Paesi europei. La resilienza economica e sociale, in particolare nell’ambito sanitario, del resto, è una delle quattro aree prioritarie su cui si concentra l’azione delle istituzioni comunitarie nell’immaginare un futuro di benessere e prosperità per il continente.