Un telescopio gigante per indagare i grandi interrogativi dell’universo. La European Southern Observatory (ESO), principale organizzazione intergovernativa europea di astronomia, sta costruendo nel deserto di Atacama (Cile) l’Extremely Large Telescope, un telescopio con un diametro (dello specchio primario) di 39 metri. Roberto Tamai – Program Manager dell’intero progetto – racconta al sito di Aspen le prospettive di questa iniziativa.
Extremely Large Telescope: a che cosa serve uno strumento così grande?
L’Extremely Large Telescope è la risposta alla necessità dell’astronomia di guardare sempre avanti, confrontandosi con le grandi domande relative all’origine dell’universo e alle leggi fisiche che lo governano. Ciò che rende interessante la costruzione di telescopi molto grandi sulla terra– alla fine nient’altro che grandi “imbuti di luce”, ma con caratteristiche di rifocalizzazzione molto sofisticate – sono, quindi, gli strumenti di ottica adattativa che permettono di correggere le distorsioni causate dall’atmosfera terrestre.
Il viaggio di milioni di anni percorso dai fotoni verso la Terra viene disturbato negli ultimi millisecondi con l’ingresso nell’atmosfera terrestre, che crea effetti distorsivi per la presenza di zone di aria a differente temperatura. Un fenomeno, per capirci, simile all’effetto visivo ben noto a chi guida d’estate, dovuto alla rifrazione della luce quando questa attraversa strati d’aria a temperature e densità diverse. L’ottica adattativa ci consente però di compensare, con un effetto distorsivo di segno contrario, le difficoltà di osservazione causate dall’atmosfera. Certo, i telescopi spaziali, trovandosi al di fuori dall’atmosfera, non hanno questi problemi, ma i loro costi – non solo di costruzione e di posizionamento, ma anche di manutenzione – e le limitate dimensioni attualmente trasportabili, rendono necessaria la costruzione di grandi telescopi terrestri.
Quando verrà ultimato e per quali ricerche sarà utilizzato?
La costruzione dell’Extremely Large Telescope ha durata decennale, ed abbiamo già iniziato alcune fasi preparatorie così come avviato alcuni contratti. L’investimento previsto è di 1,1 miliardi di euro. Stiamo procedendo sia dal punto di vista dei finanziamenti – in attesa della ratifica del Brasile, recentemente entrato nell’ESO – sia dal punto di vista infrastrutturale, preparando cioè il sito e la piattaforma che si troveranno su un picco di 3.000 metri nel deserto di Atacama, in Cile, dove già sono localizzati gli altri nostri telescopi grazie alle eccellenti condizioni atmosferiche per l’astronomia terrestre.
L’Extremely Large Telescope ci permetterà di andare a studiare i cicli di vita delle stelle nell’universo, guardando con particolare attenzione ai pianeti residenti nelle zone che si possono considerare abitabili, e cioè non troppo lontane né troppo vicine alla propria stella. Il nuovo telescopio ci permetterà anche di fare una spettroscopia dell’atmosfera di questi pianeti, con l’obiettivo di trovare segni di vita simili a quelli presenti sul nostro, come ad esempio presenza di clorofilla.
Quali rapporti ci sono fra l’ESO e il mondo italiano della ricerca?
L’ESO è un’associazione intergovernativa fondata nel 1962, inizialmente come branca del CERN, e ha l’Italia fra i suoi Paesi membri. Ogni aderente offre un contributo finanziario commisurato al proprio PIL, ma ha anche un ritorno industriale ed economico, visto che l’organizzazione cerca di offrire a ogni stato benefici pari al 70% dell’importo investito. Ci sono inoltre opportunità per ricercatori e professionisti dei singoli Paesi, con bandi per fellowship programs destinati ad astronomi e ingegneri. Alcuni Paesi, poi, offrono possibilità ulteriori: Spagna e Portogallo, ad esempio, pagano propri ricercatori per completare il training presso l’ESO e tornare in patria con competenze accresciute.
Dopo esser stato Head of Engineering e Deputy Director dell’Osservatorio Paranal in Cile, oltre che Head of Technology Division e Chief Engineer dell’ESO, Roberto Tamai è oggi Program Manager dell’E-ELT (European Extremely Large Telescope)