Un sistema di finanziamento alla ricerca tarato sulle piccole e medie imprese. Questa secondo Francesco Stellacci, professore di Ingegneria dei Materiali al Politecnico di Losanna e fondatore della start-up Molecular Stamping, la ricetta per stimolare l’innovazione in Italia. Stellacci, che dopo una laurea al Politecnico di Milano ha insegnato al MIT di Boston prima di arrivare in Svizzera nel 2010, racconta al sito di Aspen la sua esperienza nel traslare le competenze dalla ricerca all’impresa.
È difficile trasformare un’idea in un complesso produttivo?
Nel 2006 ho fondato una azienda, Molecular Stamping, che sviluppa e commercializza prodotti per analisi genetiche. Il metodo si basa sulla produzione efficace e veloce di microarray di DNA – una serie di microscopiche sonde di DNA attaccate ad una superficie solida – grazie a nanoparticelle che riescono a penetrare la membrana cellulare. Far nascere una start-up in Italia – la società ha sede a Trento – non è stato semplice: iniziative di questo tipo, infatti, hanno bisogno di un ecosistema complesso che nel nostro Paese spesso manca. Sarebbe utile creare un ambiente di investitori capaci di comprendere e di scommettere su questo tipo di società. Tuttavia senza un tessuto di grandi aziende pronte a rilevare e ad accompagnare le giovani imprese, per molti venture capitalist il problema rimane l’uscita dall’investimento. Per questo credo che, se vogliamo rilanciare l’innovazione in Italia, dobbiamo cambiare le logiche esistenti e rafforzare la collaborazione tra investitori e piccole e medie imprese.
Che cosa è necessario migliorare per sostenere e promuovere il lavoro degli scienziati?
Secondo me in Italia si può fare tanto – anche nel campo dell’innovazione – e non credo esista nessun limite e nessuna pregiudiziale: c’è infatti capitale umano di ottima qualità e, nonostante la crisi, il nostro è ancora uno dei Paesi più ricchi del mondo. A mio avviso ci sono tre accorgimenti da cui partire: gestione dei fondi per la ricerca affidata agli scienziati, in modo da assicurare una programmazione di lungo periodo; un sistema di finanziamento della ricerca non tarato sulle grandi aziende, ma sulle piccole che sono l’ossatura del sistema italiano; infine una sistema pubblico che aiuti le aziende nello sviluppo di idee o prodotti innovativi e che finanzi le prime fasi, quelle più onerose e difficili, per poi lasciare agli imprenditori l’onere di trovare i fondi per lo sviluppo successivo. Se lo sviluppo è di successo, infatti, l’azienda potrà ripagare i fondi pubblici con i propri ricavi.
Da chi possiamo imparare?
Il modello cui ispirarsi può essere la DARPA (la Defense Advanced Research Projects Agency americana), fra i motori dello sviluppo di nuove tecnologie negli Stati Uniti.
Negli interventi per stimolare l’innovazione, il denominatore deve essere, in ogni caso, la qualità: bisogna creare un meccanismo che esalti le eccellenze, non solo quelle presenti in Italia, ma anche quelle che in Italia possono arrivare. Importare eccellenze aiuta, perché solo attraverso il confronto si può migliorare.
Sostieni che in Italia ci sia capitale umano di ottima qualità. Qual è il livello della formazione universitaria rispetto ad altri Paesi in cui hai vissuto, come gli Stati Uniti? Cosa si può fare per migliorarla?
La formazione in Italia è ottima, ma esiste il rischio che gli studenti, rispetto ad altri Paesi, si perdano qualcosa, soprattutto dal punto di vista pratico. È difficile fare un confronto con gli Stati Uniti perché sono stato studente in Italia e post-doc in America; però la cosa importante credo sia, anche in Italia, formare gli studenti graduate perché imparino ad essere scienziati. Al MIT tutto ti porta a fare ricerca: laboratori, risorse, concorrenza, cervelli da tutto il mondo con i quali confrontarsi. Questo aiuta gli studenti ad essere bravi e creativi e favorisce la creazione di start-up. Tutto questo in Italia c’è solo in parte e il potenziale sarebbe ancora maggiore se si aprisse un sistema che è ancora troppo chiuso. E questo – perché no – si può fare anche portando qui i campus delle migliori università straniere.