Le due società non potrebbero essere più diverse. Da un lato un simbolo del lusso made in Italy nel mondo, un marchio che fa sognare gli appassionati di automobili: Ferrari; dall’altro un gruppo pubblico, presente solo in Italia, che offre un servizio universale, apparentemente di scarso appeal: Poste Italiane. La velocità della Formula 1 contro la lentezza delle code allo sportello, sintetizza in un’immagine BloombergBusiness. Eppure, indipendentemente dalla velocità di avvicinamento alla Borsa, entrambi i gruppi hanno tagliato il traguardo con successo: prezzi nella parte alta della forchetta grazie a una domanda che, nel caso di Poste, ha raggiunto tre volte l’offerta di azioni. Con una valutazione che, a livello monetario, è simile sia per le supercar sia per la rete di uffici postali, vicina cioè ai 10 miliardi.
La stampa estera non ha lesinato articoli, analisi e commenti. E se sulla Ferrari molte cronache al di là dei dettagli finanziari si sono soffermate sugli aspetti di “colore”, oltre a ricordare la storia del marchio, per Poste Italiane alcuni articoli hanno creato un parallelo con altri gruppi stranieri (dalla Royal Mail a Japan Post), altri sono andati ad analizzare i piani di business del gruppo, scoprendo che ormai la corrispondenza pesa solo per il 14% del giro d’affari.
“Poste Italiane è una scommessa sull’Italia e il suo successo è strettamente collegato all’ambizioso business plan e alla ripresa economica” scrive Bloomberg. La domanda di azioni molto superiore all’offerta indica che per ora questa scommessa sembra essere vinta. Resta da passare la prova del mercato dove intanto Ferrari ha già iniziato a correre: nel primo giorno di quotazioni a Wall Street il titolo del Cavallino rampante ha fatto segnare un rialzo del 17%. Un “balzo” spiega Wall Street Journal realizzato sotto il buon auspicio del simbolo “RACE” con cui le azioni vengono scambiate sulla piazza newyorchese.